Un genitore con troppi debiti può lasciare dietro di sé un’eredità più pesante del previsto. Ma è davvero possibile tutelarsi prima che sia troppo tardi? Chi pensa di risolvere tutto con una semplice rinuncia anticipata potrebbe restare sorpreso.
Non sempre le cose funzionano come ci si aspetta, e la legge parla chiaro su questo punto. Un dettaglio ignorato può diventare decisivo per non ritrovarsi nei guai.

Chi vive accanto a un familiare gravato da debiti, spesso si pone una domanda scomoda: è possibile fare la rinuncia all’eredità prima della scomparsa di un genitore? La risposta è netta: no. Finché la persona è in vita, la successione non è aperta e quindi non esiste alcuna eredità da rifiutare. Lo dice chiaramente l’articolo 519 del Codice Civile: la rinuncia è valida solo se fatta dopo la morte, tramite un atto formale davanti a un notaio o al cancelliere del tribunale. Prima di allora, qualunque promessa o accordo in merito non ha valore.
La legge vieta espressamente anche i cosiddetti “patti successori”, ovvero qualunque accordo tra vivi che riguardi la futura eredità. Questi patti sono nulli. In pratica, non ci si può chiamare fuori in anticipo dai problemi economici di un genitore. La vera protezione arriva solo dopo il decesso, con la possibilità concreta di rifiutare l’eredità. Ma attenzione: anche certi gesti apparentemente innocui possono far scattare l’accettazione tacita dell’eredità. È il caso di chi preleva soldi dal conto del defunto, paga i suoi debiti con fondi personali, o subentra in cause legali a suo nome. Da quel momento, si diventa eredi a tutti gli effetti, con tutti gli oneri del caso.
Si può rinunciare all’eredità prima della morte?
Chi non ha ancora accettato l’eredità non è responsabile dei debiti del defunto. Nessun creditore può rivalersi su chi si limita a non intervenire. La situazione cambia se si cominciano a usare beni del defunto: in questo caso scatta un termine rigido.

Se si è in possesso dei beni (come un’auto, una casa o semplicemente si vive con il defunto), bisogna redigere un inventario entro 3 mesi e formalizzare la rinuncia nei successivi 40 giorni. In caso contrario, si è considerati eredi per legge.
La rinuncia all’eredità è definitiva e protegge anche da debiti fiscali, multe e cartelle esattoriali. Non si eredita nulla, nemmeno i problemi. Tuttavia, ci sono eccezioni importanti: pensione di reversibilità, TFR e polizze vita non rientrano nell’eredità e possono essere riscossi anche da chi ha rinunciato.
Infine, è importante evitare di firmare garanzie o fideiussioni per conto di familiari indebitati. In quel caso, i creditori possono rivalersi direttamente su chi ha firmato, anche dopo la morte del debitore. Non è un’eredità, è un impegno personale che sopravvive al decesso.
Non serve correre troppo o cercare soluzioni impossibili prima del tempo. Serve invece essere informati e, al momento giusto, agire con consapevolezza. Perché proteggersi non è solo un diritto, ma anche una forma di rispetto verso sé stessi.