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L’industria della moda cambia aspetto e diventa green sorprendendo tutti

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Ogni anno vengono prodotti circa 100 miliardi di capi di abbigliamento. Circa il 20% rimane invenduto e meno dell’1% viene riciclato.

L’industria di questo settore affronta come gli altri comparti economici il problema dell’impatto ambientale.

Le attività correlate al campo della moda puntano così a diventare più sostenibili; il settore è infatti responsabile di circa il 6% delle emissioni globali di gas serra. L’impatto sociale e ambientale non può essere trascurato ma sembra impensabile una riduzione dei volumi di consumo. Per questo le aziende si impegnano a ripensare le tecniche di produzione, i tessuti e l’utilizzo degli abiti.

È il caso del passaporto digitale dei prodotti che migliora il loro monitoraggio e rende trasparenti il ciclo di vita e l’impatto ambientale. Questo aiuta inoltre i principali marchi contro la contraffazione, per questi motivi l’industria della moda spinge affinché si adottino protocolli di passaporto digitale dei prodotti ampiamente riconosciuti.

Lavorazione di filati e tessuti sono responsabili di circa due terzi di tutte le emissioni di gas serra

Un secondo livello di cambiamento finalizzato a ridurre l’impronta ambientale della moda è la sostituzione di poliestere e cotone vergini con alternative riciclate. Ciò richiederà l’adozione su larga scala di materiali di provenienti da una filiera controllata. Attualmente preparazione e lavorazione di filati e tessuti sono responsabili di circa due terzi di tutte le emissioni di gas serra derivanti dal ciclo di vita di abbigliamento e calzature.

Proprio per questo poliestere e cotone sono i materiali più importanti in quanto costituiscono i più utilizzati nell’industria della moda. Le proporzioni rispetto agli altri tessuti fanno riflettere sul largo uso di questi materiali; nel 2021 il poliestere rappresentava circa il 58% della produzione globale di fibre.

Il poliestere è prodotto con la mescolanza di diverse fibre, richiede molte risorse ed è difficile da riciclare. Il cotone da canto suo è la seconda fibra più utilizzata in questo settore; tra i suoi difetti maggiori il grande utilizzo di acqua. 2700 litri utilizzati per produrre una sola maglietta sarebbero sufficienti per soddisfare il fabbisogno di una persona per 900 giorni.

Affrontare le sfide del presente significa essere consapevoli di quello che è necessario fare per sfruttare tempestivamente i mutamenti nella società e nella sensibilità dei consumatori. Tra le fibre alternative del futuro, in grado di superare i problemi del cotone, c’è la canapa. La canapa è una delle fibre più sostenibili al mondo, e può contribuire attivamente a migliorare l’impatto ambientale assorbendo 22 tonnellate di CO2 per ettaro coltivato. Data la sua versatilità la canapa non ha davanti a sé un percorso complicato per poter rientrare nel mercato ed essere una materia prima diffusa.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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