Monte dei Paschi di Siena raggiunge l’accordo per la gestione di 3.500 uscite volontarie da concludersi al 1 dicembre 2022.
L’intesa siglata è prevista dal Piano Industriale 2022-2026 presentato poco più di un mese fa.
L’accordo consente ai lavoratori l’accesso a un fondo che garantisce un sostegno economico stabile fino a 7 anni in anticipo rispetto alla maturazione della pensione.
MPS è la più esposta ai rischi sovrani tra le principali banche italiane. Le sue partecipazioni in Titoli di Stato ammontano ancora a 2,4 volte il suo capitale. Garantendo un trattamento economico socialmente condiviso dalle parti la banca può riuscire a migliorare e salvaguardare la sua stabilità patrimoniale.
La semplificazione degli assetti del Gruppo permette di avviare un percorso per cogliere, anche attraverso la contrattazione aziendale la valorizzazione del personale e degli obbiettivi economici. L’amministratore di MPS Luigi Lovaglio ha affrontato un duro lavoro per convincere gli investitori che la banca toscana fosse ancora un affare a fronte dei cambiamenti in corso. Dal 2008 MPS ha bruciato più di 15 miliardi di euro di capitalizzazione; anche per questo ha dovuto essere salvata nel 2017 con un esborso di 5,4 miliardi. Questo ha consegnato una quota del 64% in mano Cassa Depositi e Prestiti.
La banca più antica del mondo, controllata a oggi in maggioranza dallo Stato, prevede di raccogliere 2,5 miliardi di euro entro la metà di novembre per sostenere il capitale e finanziare le 3.500 uscite volontarie. A oggi nessun acquirente è stato in grado di fare delle offerte confacenti a quelle necessarie per garantire la sicurezza degli asset legati alla banca. Non essendo riuscito a vendere MPS a UniCredit l’anno scorso, il Governo ha dovuto chiedere all’Unione Europea di prorogare il termine per la privatizzazione.
Una mancanza di interesse da parte degli investitori consentirebbe alle quattro banche che hanno firmato una sottoscrizione, Bank of America, Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca, di abbandonare il contratto che le vedrebbe interessate all’acquisto delle azioni rimaste invendute. Il valore in borsa del più antico istituti di credito al mondo è crollato nel tempo fino ai minimi raggiunti nella sessione di inizio luglio a 0,45 centesimi. Da inizio anno la banca ha perso il 47% del valore della sua capitalizzazione.
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