Mutuo casa, ma niente detrazione: l’errore che molti usufruttuari scoprono troppo tardi

Chi vive in una casa senza esserne pienamente proprietario potrebbe perdere importanti vantaggi fiscali. Ma è davvero sempre così? Quando si parla di detrazioni fiscali per l’abitazione principale, ci si muove in un labirinto di norme e interpretazioni. E se esistesse una via d’uscita, poco nota ma perfettamente legittima? Alcuni diritti, spesso sottovalutati, aprono scenari inattesi. Basta saperli leggere. Anche l’usufruttuario, con il suo legame concreto alla casa, può rivelarsi un protagonista fiscale inatteso. Nessun trucco: solo una corretta lettura delle regole.

Immaginare di acquistare una casa senza diventarne pienamente proprietario può sembrare strano, ma è una situazione più comune di quanto si pensi. Famiglie, coppie, eredi: i motivi possono essere tanti. C’è chi detiene solo l’usufrutto, cioè il diritto di vivere nell’immobile, senza poterlo vendere o disporre in pieno. Eppure, proprio chi ci vive davvero ogni giorno potrebbe sentirsi escluso da benefici pensati per il “padrone di casa”.

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E allora viene da chiedersi: la legge premia chi usa un immobile come casa vera, o chi lo possiede solo sulla carta? La risposta non è sempre quella che ci si aspetta. Alcune norme aprono spiragli per chi ha un diritto reale, ma non la proprietà piena. Ed è proprio qui che entrano in gioco le regole sulle detrazioni per l’abitazione principale. Non sempre la linea tra chi può e chi non può è netta.

Agevolazioni fiscali e diritto di usufrutto: quando vivere in una casa può dare vantaggi inaspettati

Quando si parla di compensi versati all’agenzia immobiliare, la legge permette di detrarre il 19% della spesa, fino a 1.000 euro, se si acquista una casa da destinare ad abitazione principale. La vera novità? Questo vantaggio può spettare anche a chi compra il solo diritto di usufrutto, a patto che vi dimori in modo abituale. È un’apertura che molti ignorano.

Banconote e calcolatrice
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L’Agenzia delle Entrate ha riconosciuto che il concetto di “acquisto” può estendersi anche a chi acquisisce diritti reali diversi dalla proprietà, come appunto l’usufrutto. La chiave sta tutta nella destinazione dell’immobile: se viene usato come abitazione principale, la detrazione è legittima. Non serve neppure la residenza anagrafica: basta poter dimostrare, anche con un’autocertificazione, che si vive realmente lì.

Un esempio concreto? Due coniugi acquistano insieme una casa: uno ha la nuda proprietà, l’altro l’usufrutto. Se entrambi pagano metà della parcella all’agenzia, ciascuno potrà detrarre la propria quota, se la casa è abitata abitualmente. Un caso semplice, ma rivelatore di come il fisco, in questo ambito, adotti un approccio più aderente alla realtà.

Il mutuo ipotecario e la delusione dell’usufruttuario: perché la legge dice no anche a chi paga

Ben diverso è il discorso sulla detrazione degli interessi passivi del mutuo. In questo caso, la normativa è inflessibile: solo chi risulta acquirente dell’immobile e intestatario del mutuo può detrarre gli interessi, se l’immobile diventa abitazione principale entro un anno.

L’usufruttuario, pur vivendo nella casa e magari pagando metà delle rate, resta fuori da questa agevolazione. Anche se è cointestatario del mutuo, senza essere proprietario o nudo proprietario, il diritto non basta. La legge guarda all’atto di compravendita e ignora il contributo economico.

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