Quante volte si pensa che un piccolo debito col Comune possa essere ignorato senza troppe conseguenze? L’IMU, in particolare, viene spesso percepita come una tassa distante, qualcosa che “forse nemmeno controlleranno”.
E invece, dietro una semplice imposta municipale, si nasconde un meccanismo che può colpire duro e in tempi anche piuttosto rapidi. Una dimenticanza, un errore di calcolo o una residenza dichiarata in modo furbo: basta poco per finire nel mirino dell’amministrazione. E una volta che il Comune si muove, tornare indietro non è sempre possibile.

Nel tempo, molti hanno sottovalutato gli effetti del mancato versamento dell’IMU, spesso agendo per abitudine o disinformazione. Non tutti sanno che i Comuni oggi hanno accesso a strumenti molto più precisi di un tempo: incrociano dati, analizzano utenze e verificano se quell’abitazione esentata lo è davvero. Un numero crescente di enti locali ha delegato l’attività di accertamento a società esterne, con un solo obiettivo: recuperare quanto dovuto. E quando l’ingranaggio parte, diventa complicato fermarlo.
Cosa succede quando l’IMU non viene pagata
L’IMU non versata nei termini previsti, solitamente il 16 giugno per l’acconto e il 16 dicembre per il saldo, apre le porte all’intervento del Comune. Inizialmente si può ancora rimediare pagando con il ravvedimento operoso, che consente di regolarizzare in autonomia beneficiando di sanzioni ridotte.

Ma se non si agisce in tempo, parte la procedura formale. Prima arriva l’avviso di accertamento, e se non viene pagato o contestato, si procede con la notifica della cartella di pagamento. Da quel momento, il contribuente ha solo 60 giorni per saldare o rateizzare.
Scaduto anche questo termine, il rischio diventa concreto: fermo amministrativo sui veicoli, pignoramento di conti correnti, stipendi o persino immobili. Tutto questo può accadere anche per cifre relativamente basse, se non ci si muove con prontezza.
Ravvedimento operoso e tempi di prescrizione
Per chi vuole evitare problemi, il ravvedimento operoso resta la via più efficace. Consente di sanare l’omissione con sanzioni che variano dallo 0,1% al giorno (per ritardi entro 14 giorni) fino al 4,29% (per pagamenti entro due anni). Oltre questa soglia, la sanzione sale al 30%.
Una nota interessante riguarda chi non ha mai pagato l’IMU per più anni. In questi casi, non si sommano tutte le sanzioni in modo aritmetico: grazie al principio del cumulo giuridico, si applica una sanzione unica, più contenuta.
Infine, attenzione ai tempi. L’IMU si prescrive in cinque anni, a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello di riferimento. Quindi, per l’IMU del 2025, il Comune può agire fino al 31 dicembre 2030. Ma ogni comunicazione valida come un avviso o una cartella, fa ripartire il termine da capo.
Pensare che basti aspettare per non dover più pagare è quindi un rischio. Chi si accorge di non essere in regola farebbe meglio a intervenire prima che arrivino comunicazioni ufficiali. A quel punto, le possibilità di risparmio si riducono e le complicazioni aumentano.