Quando la diagnosi arriva, le priorità cambiano all’improvviso. Il morbo di Parkinson entra nella vita con discrezione, ma resta con una presenza continua. Non si tratta solo di affrontare sintomi e terapie, ma anche di capire come vivere con più dignità possibile. L’esenzione dal ticket è una delle prime tutele riconosciute, ma è solo l’inizio. Le possibilità offerte dalla legge sono più ampie di quanto si immagini e possono fare davvero la differenza nel quotidiano.
Nessuno è pronto a cambiare la propria routine per seguire orari di visite, farmaci, terapie riabilitative. Il corpo rallenta, ma il mondo intorno continua a muoversi veloce. Ed è qui che entrano in gioco gli aiuti previsti per legge: strumenti pensati per alleggerire il carico, anche economico, che una patologia come il Parkinson porta con sé.
Tuttavia, molti di questi aiuti restano inutilizzati semplicemente perché non si conoscono. Tra moduli da compilare, verbali da interpretare e soglie di reddito da rispettare, può sembrare tutto troppo complicato. Ma con le informazioni giuste, è possibile attivare una rete di sostegno concreta, già prevista e garantita.
Con la diagnosi di morbo di Parkinson, viene riconosciuto il diritto all’esenzione dal pagamento del ticket sanitario, identificata con il codice 038. Questa agevolazione permette di ricevere gratuitamente prestazioni specialistiche, visite neurologiche, esami di controllo, riabilitazione motoria, logopedia e terapie occupazionali. Il codice è stato previsto dal D.M. 329/1999 ed è stato confermato nel DPCM LEA del 2017.
Per usufruirne, serve una certificazione specialistica e l’inserimento del codice 038 nella ricetta medica. Una procedura semplice, ma non automatica: l’interessato deve attivarla presso la propria ASL. Una volta ottenuta, l’esenzione vale per tutte le prestazioni connesse alla gestione della malattia.
Ma fermarsi qui significherebbe ignorare una serie di altri aiuti che la legge prevede. Il Parkinson è una malattia cronica e progressiva, e proprio per questo lo Stato riconosce una serie di tutele aggiuntive, sia di tipo economico che sociale.
Oltre all’ambito sanitario, la diagnosi può aprire la strada al riconoscimento dell’invalidità civile. La percentuale attribuita varia in base allo stadio della malattia e all’impatto sulle funzioni motorie. Il decreto del 5 febbraio 1992 fornisce le linee guida, mentre l’INPS applica gli stadi di Hoehn & Yahr per valutare i casi specifici. Le forme iniziali si collocano tra il 41% e il 60%, mentre nei casi più gravi si raggiunge anche il 100%.
Con un’invalidità riconosciuta tra il 74% e il 99%, e un reddito personale annuo inferiore a 5.771,35 euro, si può ricevere un assegno mensile di 336 euro. Se invece si raggiunge il 100% di invalidità, e si rispettano i limiti di reddito più alti (fino a 19.772,50 euro), si ha diritto alla pensione di inabilità civile. Entrambe le prestazioni sono erogate per tredici mensilità e richiedono anche la cittadinanza italiana e la residenza stabile.
Molto importante è anche l’indennità di accompagnamento, pari a 542,02 euro mensili, concessa a chi non è in grado di camminare da solo o di svolgere in autonomia le azioni quotidiane. Questo beneficio non ha limiti di reddito e si basa solo sulla reale condizione di non autosufficienza, che deve essere certificata nel verbale medico-legale.
Altri aiuti riguardano la Legge 104/1992, che consente permessi lavorativi retribuiti per il diretto interessato o per i familiari che prestano assistenza. Inoltre, sono previsti benefici per l’accesso a graduatorie per servizi domiciliari, sostegni alla mobilità, agevolazioni fiscali per l’acquisto di ausili e veicoli adattati.
Anche se la riforma della disabilità prevista dal decreto legislativo 62/2024 è ancora in fase sperimentale e riguarda per ora altre patologie, il nuovo modello di valutazione promette di portare maggiore equità e personalizzazione nei prossimi anni. Il Parkinson, con la sua natura evolutiva, sarà inevitabilmente al centro di questi cambiamenti futuri.
In un mondo che corre veloce, rallentare può sembrare un limite. Ma è proprio nei tempi lenti che si riscopre il valore della cura, della rete sociale e dei diritti.
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