Non tutti lo sanno, ma le spese legate al mutuo non si fermano ai soli interessi. Alcuni costi possono rientrare tra le detrazioni fiscali previste dalla legge e permettere un risparmio che in pochi sfruttano davvero. Non si tratta di interpretazioni soggettive o cavilli complicati, ma di disposizioni precise contenute nel TUIR. Saperle riconoscere fa la differenza, soprattutto quando si presenta la dichiarazione dei redditi. È proprio tra le righe delle fatture e degli atti notarili che si nascondono occasioni spesso dimenticate. E il problema è che una volta perso il treno, non si torna indietro.
Quando si parla di mutuo prima casa, l’attenzione va subito agli interessi da pagare ogni mese. Ma attorno a quella cifra esistono una serie di spese secondarie, spesso date per scontate, che possono diventare strumenti utili per ridurre l’imposta sul reddito. Basta conoscerle, e soprattutto saper distinguere quali rientrano nella detrazione del 19% prevista dall’articolo 15 del TUIR.

Il passaggio dal contratto al risparmio fiscale non è immediato, perché ogni voce ha una sua natura specifica. Il rischio è quello di considerare tutto come “spesa mutuo” quando in realtà solo alcune voci sono davvero agevolabili. La legge è chiara, ma poco divulgata. Eppure la differenza si vede eccome, specie quando si devono recuperare centinaia di euro. In particolare, i costi legati al notaio sono tra quelli che possono rientrare nella detrazione, ma non tutti e non sempre.
Le spese detraibili legate al contratto di mutuo
Secondo il TUIR, è possibile detrarre il 19% su un massimo di 4.000 euro annui, calcolando non solo gli interessi passivi del mutuo, ma anche alcuni oneri accessori. Tra questi rientra l’onorario del notaio relativo alla stipula del contratto di mutuo, nonché le spese sostenute per conto del cliente, come l’iscrizione e la cancellazione dell’ipoteca.

Facciamo un esempio concreto. Un cittadino stipula un mutuo di 150.000 euro per acquistare la prima casa. Oltre agli interessi, paga 1.000 euro al notaio per la stipula del mutuo e altri 400 euro per l’iscrizione dell’ipoteca. Se queste spese sono indicate in fattura come relative al contratto di mutuo, rientrano a pieno titolo nella somma su cui calcolare la detrazione. Il 19% di 1.400 euro, in questo caso, vale 266 euro di detrazione IRPEF.
Attenzione, però: il compenso del notaio per il contratto di compravendita dell’immobile resta escluso, anche se indicato nella stessa fattura. Non è quindi possibile sommare tutto, ma è necessario che le spese siano distinte e ben specificate.
Le voci escluse e gli errori più frequenti
Non tutte le spese legate al mutuo sono detraibili. Restano escluse, per esempio, le commissioni bancarie, le spese di istruttoria, l’imposta sostitutiva sul mutuo e le eventuali penali per estinzione anticipata. Allo stesso modo, non si possono detrarre i costi della perizia tecnica o della mediazione immobiliare.
Uno degli errori più comuni è quello di non chiedere al notaio una fattura dettagliata che separi le spese detraibili da quelle non agevolabili. In assenza di una suddivisione chiara, diventa difficile, se non impossibile, usufruire della detrazione in sede di dichiarazione. Un altro errore è quello di conservare solo i bonifici e non i documenti completi, che l’Agenzia delle Entrate può richiedere in caso di controlli.
In definitiva, sfruttare le detrazioni sul mutuo significa non solo risparmiare, ma anche affrontare l’acquisto della casa con maggiore consapevolezza. Ogni voce ha un peso e sapere dove orientare l’attenzione può cambiare il modo in cui si gestisce il proprio rapporto con il fisco.