Con la nuova rottamazione si può cadere in una pericolosa trappola, ecco come gestire le rate.
Cambiano le regole e potrebbe essere lo scenario perfetto per una trappola inedita davanti la nuova rottamazione, l’art. 12-bis del DL n. 84/2025 è l’inizio della rivoluzione per i contribuenti. Si tratta di chi ha aderito alla rottamazione quater, estinguendo i processi fiscali pendenti con il pagamento della prima e unica rata, ecco cosa succedere e come intervenire.
Cambiano le regole con la nuova rottamazione, poiché prima si riteneva che gli effetti della sanatoria, inclusa la rinuncia alle liti, si perfezionassero solo ed esclusivamente mediante il pagamento totale del piano.
Tale principio creava una situazione di legittimo affidamento dei contribuenti, permettendo a sua volta loro di “stoppare” la lite, e riprenderla nel caso in cui ci fosse stato il mancato rispetto delle scadenze. Così, la nuova norma ha fatto cessare questa condizione. Fin qui tutto bene, o almeno finché non è trapelata la “nuova trappola”.
Si tratta di quando il legislatore ha introdotto una “terza via” al fine di risolvere il contrasto giurisprudenziale, stabilendo che l’estinzione del processo, scatta con il pagamento della prima rata. Cosa significa?
Con la terza via che permette di risolvere il contrasto giurisprudenziale che estingue il processo al pagamento della prima rata, comporta l’equiparazione della Rottamazione quater alla definizione delle liti pendenti. Di contro, si penalizza chi dopo aver saldato il primo importo, non riesce a fare lo stesso con le successive. Ecco le peggiori conseguenze.
Tra le conseguenze più drammatiche c’è che a processo estinto, quello pendente viene annullato d’imperio, pure se il contribuente aveva buone probabilità di vittoria. Non c’è inoltre nessuna tutela giudiziaria, perché il contribuente perde la possibilità di contestare il debito o il suo importo davanti a un giudice.
Ancora, si aprono le parte all’agente della riscossione per azioni come pignoramenti e fermi amministrativi, da qui quindi azioni di riscossione “forzosa”. Allora, non c’è via d’uscita? Ce n’è una, ecco quale.
L’unica via d’uscita per chi cade in questa trappola è di richiedere una nuova rateazione ordinaria, questa se i debiti non derivano da precedenti dilazioni già decadute. Con la riforma del 2024, si sono migliorate le condizioni, permettendo fino a 84 rate mensili per debiti inferiori a 120 mila euro.
Ma si tratta di un “palliativo”, non di una soluzione definitiva, poiché il diritto a contestare il debito, è perso per sempre. In conclusione, ci sono non poche preoccupazioni per quanto concerne la giustizia e la correttezza del rapporto tra Fisco e cittadino.
Da qui, si conferma il nuovo scenario. La modifica retroattiva delle regole del gioco, mina la fiducia del sistema, sacrificando la tutela della buona fede dei contribuenti in crisi.
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