Tra massimi annuali, correzioni inaspettate e nuovi segnali di forza, le azioni Amazon sono di nuovo al centro del palcoscenico finanziario. Ma cosa sta davvero succedendo sotto la superficie? E quali indizi stanno tracciando analisti e banche d’affari da marzo 2025 in poi? Prepararsi a navigare questi movimenti potrebbe essere più importante che mai.
Certe volte basta un grafico per far girare la testa. Gennaio 2025: azioni Amazon lanciate come un razzo, con un’apertura sui massimi a quota 222 dollari. Poi qualcosa cambia. Il titolo scivola, lentamente ma in modo deciso, fino ai 161,38 di aprile.

È lì che si accende un campanello: siamo proprio tra la mascella e la lingua dell’Alligator Index su base mensile. Un’immagine tecnica che suggerisce che il gigante sta dormendo… ma forse non per molto.
Negli ultimi giorni, i prezzi sembrano svegliarsi. Tornano in zona 217 dollari, con una prima resistenza a 220 che sembra voler testare di nuovo la pazienza degli investitori. Il supporto solido resta a 197,85, come a voler dire: finché non si scende sotto, la partita resta aperta. Intanto, i grafici giornalieri e settimanali mostrano ancora massimi e minimi crescenti, un dettaglio che non passa inosservato agli occhi più esperti. Il segnale che forse il trend rialzista non è ancora esaurito.
Cosa stanno dicendo gli analisti sulle azioni Amazon
Non si tratta solo di numeri o candele verdi e rosse. A parlare, questa volta, sono le raccomandazioni delle banche d’affari, che da marzo 2025 in avanti si sono espresse con un certo ottimismo. Secondo i dati di Marketscreener, la raccomandazione media è “Buy”, con ben 70 analisti coinvolti. Il prezzo obiettivo medio è di 239,22 dollari, ben oltre il livello attuale. La differenza rispetto alla chiusura recente (+10,25%) sembra indicare che la strada verso l’alto non è chiusa, anzi.

Goldman Sachs ha ribadito la fiducia nel modello di business di Amazon, puntando in particolare sulla divisione AWS, il cloud che continua a macinare ricavi e margini. Morgan Stanley si è focalizzata sull’espansione logistica, ritenuta una leva strategica per migliorare la redditività nei prossimi trimestri. Barclays ha invece segnalato un potenziale upside legato all’integrazione dell’intelligenza artificiale nei servizi retail e cloud.
Anche se non mancano voci più caute, il tono generale resta costruttivo. Alcuni report evidenziano che il calo dei mesi scorsi è stato guidato più da prese di profitto che da veri segnali di debolezza strutturale. E questo rende l’attuale livello di prezzo ancora più interessante per chi ha uno sguardo orientato al medio-lungo termine. Le azioni Amazon, insomma, continuano a essere una scommessa aperta, con molte variabili da monitorare.
I segnali tecnici non mentono: e se il peggio fosse già passato?
C’è una componente tecnica che merita attenzione. Dopo la flessione fino ad aprile, i prezzi delle azioni Amazon hanno mostrato un recupero lento ma costante. Il fatto che il movimento si sia fermato in corrispondenza di una fascia ben precisa dell’Alligator Index è tutt’altro che casuale. Gli indicatori parlano spesso un linguaggio silenzioso, ma quando coincidono con le dinamiche fondamentali, sanno raccontare molto.
La zona tra 197 e 220 dollari rappresenta adesso una sorta di corridoio decisionale. Superare con decisione i 220 potrebbe aprire la porta a nuovi massimi annuali, mentre una rottura al ribasso dei 197,85 farebbe scattare nuovi allarmi. Ma per ora, tutto lascia intendere che il titolo stia costruendo una base solida. Non si vedono segnali di distribuzione pesante, e il fatto che il trend resti positivo su scala giornaliera e settimanale è un ulteriore elemento incoraggiante.
La stagionalità potrebbe anche dare una mano: storicamente, il secondo semestre ha regalato performance interessanti al titolo, complice anche l’effetto Prime Day e la corsa alle vendite natalizie che iniziano già in autunno. L’interrogativo ora è uno solo: quanto è realistico attendersi un ritorno verso i 240 dollari nei prossimi mesi? Una domanda che gli investitori più accorti si stanno già ponendo. E forse non è neppure la più difficile.