Le sanzioni colpiscono tutti i proprietari degli amici a quattro zampe quando l’odore degli animali in condominio diventa eccessivo. Quali sono i parametri ai quali fare riferimento?
Coabitare in pace e serenità è l’obiettivo da conquistare, specie quando le parti in causa devono far valere i propri diritti. Avere degli animali in condominio può essere difficile da gestire. Se entrano in gioco vicini che non tollerano un odore più forte, allora bisogna correre ai ripari adempiendo a delle accortezze che possono fare la differenza. L’Art. 844 del C.C. è la normativa di riferimento, ma saperne cogliere i dettagli e capire come agire, è il passo successivo.
Come tutelare sé stessi se si è proprietari di animali? E se si è le vittime che devono sorbirsi odori insopportabili? Ambe le parti hanno le loro ragioni. Di certo, nella tutela dei diritti, non si possono certo obbligare i padroni a rinunciare ai fedeli amici a quattro zampe. Come al tempo stesso, non si può pretendere che l’altra parte, sopporti a prescindere. Se si vive in condominio ci sono delle regole da rispettare, e se non si ovvia alla questione delle puzze insopportabili, allora la sanzione è meritata.
Ma come agire in maniera corretta? Significa rispettare il prossimo, appunto i condomini, e tutelare la propria persona e animale. Cani e gatti sono di solito gli animaletti presi in causa, perché sono quelli più comuni, e i loro odori, specie del primo, si diffondono ampiamente, mentre i secondi sono così dispettosi da lasciare ricordini nel tappeto del vicino…
Questi motivi generano sanzioni condominiali rette dallo stesso amministratore, e poi seguono altri aspetti da non sottovalutare.
Riprendendo l’articolo sopracitato, l’art. 844 del Codice Civile, si ha la normativa di riferimento. Quest’ultima afferma che non si può in alcun modo “arrecare danno” al proprio vicino, anche quando entrano in gioco odori insopportabili. Quindi, non è una questione di “buon costume” quella di non emanare cattive puzze, ma proprio un’argomentazione vietata per legge. Chi interviene per primo?
Come già accennato, è l’amministratore che ascoltando le esigenze dei condomini, agisce per primo per far rispettare la legge. Appunto, se ci sono lamentele legate alla questione, contatta chi di dovere per adempiere. Ma se le persone prese in causa sono inadempienti, ecco che partono multe o vere e proprie richieste di risarcimento dei danni. Diciamo che sempre in riferimento della normativa, la “puzza di animale” non è di per sé un disturbo, ma giuridicamente parlando viene considerato una immissione di odori molesti.
Se non c’è riconciliazione tra le parti, e l’odore di animali in condominio persiste, si adottano misure punitive. Si parte da richiami ufficiali, fino a ricadere in multe, o in situazioni estreme. Potrebbe persino esser richiesto l’allontanamento dell’animale! Questo però avviene in casi davvero gravi, non è la norma.
Onde evitare situazioni del genere, bisogna attuare dei gesti semplici, ma che fanno la differenza. Occuparsi dell’igiene del cane o gatto che sia, con persistenza, specie se presenta un pelo predisposto “alle puzze”. Segue poi l’adozione di filtri da installare in loco, e tutte quelle apparecchiature che possono migliorare la qualità dell’aria. Monitorare sempre il proprio amico a quattro zampe, specie quando fa i bisogni. Sembra scontato, ma può capitare che questi faccia qualcosa “che non deve” per le scale o in ascensore.
Ultimo passo, se la situazione continua ad essere grave, si possono evitare le sanzioni più severe cercando di consolidare la conciliazione tramite il condominio o la mediazione legale.
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