Occhi puntati sulla scadenza fiscale del 29 luglio, chi riguarda e soprattutto quali sono le conseguenze peggiori.
Non ci sono dubbi sul fatto che la scadenza fiscale del 29 luglio metta in fibrillazione i contribuenti, proprio per questo bisogna avere sotto controllo la situazione al fine di non compiere errori. La Dichiarazione IVA è la chiave per comprendere questa gestione fiscale.

Si conferma che c’è tempo fino al 29 luglio per inoltrare la Dichiarazione IVA dell’anno d’imposta 2024, questa però è già la “modalità tardiva”, dato che la scadenza ordinaria ricadeva all’ormai passato 30 aprile. Nonostante ciò, è possibile sanare l’adempimento entro 90 giorni successivi, usufruendo di uno strumento che fa comodo ai contribuenti.
Il “ravvedimento operoso” serve per regolarizzare la propria condizione fiscale e mitigare le sanzioni. Da qui, ne discende che per l’invio tardivo della dichiarazione ci sono due tipologie di sanzioni. Quella per omessa dichiarazione, senza debito d’imposta, che prevede il pagamento di 250 euro, ma può essere ridotta a 25 euro, proprio mediante lo strumento.
Se invece l’invio è stato tardivo o c’è stato insufficiente pagamento del tributo, la sanzione è del 25% dell’imposta non versata che può essere ridotta al 12,5% se il saldo si consolida entro 90 giorni.
Ma cosa succede oltre il 29 luglio?
Sanzioni severe e controlli, bisogna rispettare la scadenza fiscale del 29 luglio
Ritardi su ritardi e possibilità di sanare mediante formule come il “ravvedimento operoso”, ma c’è chi è così in ritardo da non poter neppur usufruire di questo strumento. Chi presenta la dichiarazione IVA dopo il 29 luglio 2025, cade nella situazione di omissione e non potrà più ricorrere a questo strumento, ecco cosa accadrà.

L’ADE può procedere con l’accertamento induttivo-extracontabile entro il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione doveva essere trasmessa. Da qui, le sanzioni sono più severe!
Si parte dal 120% dell’IVA dovuta con un minimo di 250 euro, e se la dichiarazione è posta entro i termini di decadenza, ma comunque prima di un accertamento, la sanzione è uguale al triplo di quella prevista per il mancato versamento. Se non ci sono imposte dovute, la sanzione è di 250 euro.
Per le operazioni che non sono soggette a IVA ci sono sanzioni che oscillano tra 250 e 2000 euro, ridotte a 150-1000 euro se presentata la Dichiarazione entro i termini dei primi accertamenti.
Il fatto di poter richiedere rimborsi di crediti in dichiarazioni ultra-tardive, è un tema controverso e non ancora chiarito del tutto. Ma come inviare la dichiarazione IVA tardiva?
L’invio si fa telematicamente sul portale dell’ADE con l’accesso SPID o CIE, o con l’aiuto di un intermediario. Si usa il modello F24 con codice tributo 8911 con l’aggiunta dell’anno di tardiva presentazione. Le imposte non versate avranno percentuali ridotte previste dal ravvedimento.
Infine, chi ha presentato entro i termini ma ha posto degli errori o omissioni, può correggere inviando un modello integrativo a sfavore o favore entro il 31 dicembre 2030!