Patrimonio, successioni e tasse: come Armando usa un conto deposito al 3% per proteggere l’eredità

Armando ha 78 anni, quattro appartamenti, due locali commerciali per un valore di milioni e 300.000 euro liquidi sul conto. Vuole lasciarli ai suoi tre figli, ma non è sicuro di cosa succede con le tasse di successione. Decide di parlare con il notaio, l’avvocato e il direttore di banca.

Capisce che sugli immobili ci sono imposte inevitabili, ma per la liquidità esiste una soluzione meno conosciuta. La norma parla di franchigie, percentuali e strumenti esclusi dalla tassa, ma serve chiarezza.
Il caso di Armando diventa così un esempio concreto per capire come tutelare un’eredità.

pesrona che fa i conteggi su una successione fatta di immobili e denaro
Patrimonio, successioni e tasse: come Armando usa un conto deposito al 3% per proteggere l’eredità-trading.it

Il notaio chiarisce subito che i figli hanno una franchigia di un milione di euro ciascuno sull’imposta di successione.
Questo significa che, pur avendo un patrimonio immobiliare rilevante, la norma risparmia i figli da una tassazione elevata. Restano però le imposte ipotecarie (2%) e catastali (1%) calcolate sul valore catastale, più basse rispetto al mercato, ma comunque reali. Se uno dei figli sceglie un appartamento come prima casa, quelle imposte si riducono a 200 euro per ciascuna.

L’avvocato sottolinea che la legge è più severa con parenti meno stretti o persone non imparentate: in quei casi aliquote del 6-8% possono applicarsi senza alcuna franchigia. È una differenza che rende la scelta degli eredi decisiva.
Il tema più delicato, però, riguarda i 300.000 euro restanti sul conto: potrebbero sembrare “a posto”, ma in realtà restano parte della base imponibile, salvo intervenire.

Le imposte sugli immobili di Armando

I beni immobili di Armando valgono milioni, ma grazie alle franchigie i figli non pagheranno imposte di successione su quelle quote. Restano però le imposte ipotecarie e catastali da affrontare.

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Le imposte sugli immobili di Armando-trading.it

Facciamo un esempio pratico: un appartamento con valore catastale di 200.000 euro comporta 4.000 euro di imposta ipotecaria e 2.000 euro di imposta catastale, per un totale di 6.000 euro. Moltiplicato per più immobili, la cifra cresce.

Se però uno dei figli la utilizza come prima casa, quell’immobile paga solo 400 euro in tutto.
È la dimostrazione concreta che anche con patrimoni cospicui, occorre conoscere le regole per non correre sorprese.

I 300.000 euro in conto deposito vincolato: sicurezza e rendimento

Il direttore di banca propone una strada semplice e pulita per la liquidità: investire 250.000 euro in un conto deposito vincolato a 12 mesi. I conti deposito a vincolo attualmente offrono rendimenti lordi intorno al 3% annuo, con alcuni istituti che arrivano al 3,3% lordo. Questo significa che Armando, oltre a proteggere i soldi dall’imposta di successione, ottiene anche un piccolo rendimento extra, sicuro e garantito.

C’è però un aspetto ancora più importante.
Se ad Armando capitasse qualcosa durante i 12 mesi di vincolo, il capitale investito nel conto deposito rientrerebbe comunque nella franchigia di un milione di euro per ciascun figlio. In pratica, i tre eredi non pagherebbero nulla di imposta di successione su quella somma, che verrebbe suddivisa e trasmessa senza riduzioni. Resterebbe soltanto la tassazione sugli interessi, al 26%, ma il capitale passerebbe integro.

Questa scelta permette quindi di trasformare una liquidità ferma in uno strumento che produce un rendimento e che, al tempo stesso, non grava sugli eredi. Il restante della liquidità, 50.000 euro, può essere tenuto sul conto per eventuali spese impreviste.

Il notaio e l’avvocato concordano: non si tratta di un trucco, ma di pianificazione consapevole. La legge italiana riconosce vantaggi a chi utilizza strumenti come i titoli di Stato e i conti deposito, perché considera queste soluzioni utili a sostenere il sistema economico. La storia di Armando mostra bene la differenza tra immobili e liquidità.
Da un lato ci sono tasse inevitabili sugli immobili, dall’altro scelte intelligenti che permettono di proteggere i risparmi. Perché lasciare che sia lo Stato a decidere, quando basta poco per cambiare il futuro di un’eredità?

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