Andare in pensione a 62 anni dopo aver perso il lavoro non è semplice. Le regole previdenziali italiane prevedono canali di uscita anticipata, ma con requisiti stringenti. Conoscere gli strumenti disponibili è fondamentale per evitare di rimanere senza reddito in una fase delicata della vita.
In Italia il tema della pensione anticipata è centrale per chi ha superato i 60 anni ed è rimasto senza impiego. Le possibilità dipendono dai contributi versati, dalle condizioni personali e familiari e dalle misure speciali introdotte dal legislatore. Gli esperti dell’INPS e i dati diffusi dal Ministero del Lavoro confermano che non esiste una regola unica: strumenti come l’APE sociale, l’assegno di disoccupazione e la pensione anticipata ordinaria rispondono a situazioni diverse.
Secondo il Centro Studi Itinerari Previdenziali, il 43% della popolazione attiva con piĂą di 60 anni vive la perdita del lavoro come una condizione critica. Molti non riescono a rientrare nel mercato e dipendono da ammortizzatori sociali che non sempre assicurano continuitĂ . In questo contesto, le opzioni pensionistiche diventano decisive. La normativa, tuttavia, impone limiti precisi sui requisiti anagrafici e sui contributi, creando spesso una distanza tra regole e necessitĂ reali.
Gli analisti segnalano che la flessibilità in uscita resta ridotta, mentre le richieste di anticipo pensionistico aumentano. Capire le differenze tra i vari strumenti è quindi essenziale per non rimanere esclusi dalle tutele previdenziali. In particolare, l’APE sociale e le deroghe previste per i lavoratori precoci rappresentano i principali canali di uscita, ma non sempre sono noti agli stessi interessati.
Chi rimane disoccupato a 62 anni può accedere ad alcune misure specifiche. L’APE sociale, prorogata dal Governo, è rivolta a chi ha compiuto almeno 63 anni, ha 30 anni di contributi (36 per i lavori gravosi) ed è disoccupato senza ammortizzatori sociali da almeno tre mesi. Nonostante l’età richiesta sia leggermente superiore, rappresenta la principale via per chi è rimasto senza impiego in età avanzata.
Un’altra possibilità è la NASpI, l’assegno di disoccupazione che copre fino a 24 mesi. Se i tempi coincidono, può accompagnare il lavoratore fino al compimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni) o, in alcuni casi, alla pensione anticipata. L’INPS evidenzia che chi ha maturato almeno 41 anni di contributi come lavoratore precoce può accedere all’anticipo indipendentemente dall’età .
Infine, resta valida la pensione anticipata ordinaria, accessibile con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza vincoli anagrafici. Questo strumento, pur non legato direttamente alla disoccupazione, è rilevante per chi ha carriere contributive molto lunghe.
Il sistema italiano resta complesso e frammentato. Le indagini di Itinerari Previdenziali sottolineano come la disoccupazione dopo i 60 anni sia un fenomeno crescente, con oltre il 40% dei cittadini in difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro. La mancanza di un’unica misura universale spinge i lavoratori a destreggiarsi tra requisiti di età , contributi e norme in continuo aggiornamento.
Il Ministero del Lavoro ha confermato che si sta studiando un ampliamento delle misure di flessibilità in uscita, ma ad oggi le uniche vie concrete restano quelle già previste dall’INPS. Le proposte sul tavolo mirano a rafforzare l’APE sociale e a introdurre un canale dedicato ai disoccupati ultrassessantenni, per evitare che fasce crescenti della popolazione restino scoperte.
Secondo i dati ufficiali, nei primi sei mesi del 2025 oltre 30.000 domande di pensione anticipata sono arrivate da lavoratori disoccupati over 60. Il dato conferma quanto il problema sia sentito e strutturale. Finché non arriveranno nuove riforme, i lavoratori che perdono l’occupazione a 62 anni dovranno affidarsi agli strumenti oggi disponibili, valutando attentamente i requisiti richiesti per ciascuna misura.
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