Pensione con penalizzazione sull’assegno INPS per chi ha una carriera lavorativa discontinua

Cambiare lavoro nel corso della vita può essere una necessità oppure una scelta, ma attenzione ai contributi per la pensione.

La continuità contributiva è fondamentale per raggiungere nei tempi previsti la pensione. Cambiare lavoro molto spesso potrebbe essere un problema. Andiamo a scoprire il perché.

uomo disperato seduto a terra
Pensione con penalizzazione sull’assegno INPS per chi ha una carriera lavorativa discontinua – trading.it

Cambiare molto spesso lavoro nel corso della vita può essere una scelta di crescita o di necessità, siamo tutti ambiziosi e cerchiamo di valorizzarci anche sul lavoro. Oppure, si cambia semplicemente perché l’azienda di cui eravamo dipendenti cade in rovina e non è più in grado di pagare gli stipendi. Purtroppo succede anche questo. Qualunque sia il motivo, c’è una certezza: cambiare spesso lavoro potrebbe essere un problema per la pensione. A rischio la continuità contributiva.

Per continuità contributiva si intende un versamento regolare e continuo di contributi all’Inps. Non avere buchi nei versamenti diventa oggi fondamentale dal momento che nel calcolo delle pensioni si è passati dal sistema retributivo a quello contributivo. L’assegno della pensione viene determinato, cioè,  sulla base dei contributi versati e non sulla retribuzione percepita prima del pensionamento.

Pensione: se cambi spesso lavoro potresti avere dei problemi, il perché

Come abbiamo visto, con l’attuale normativa sulle pensioni, il calcolo sull’assegno tiene conto degli anni necessari a raggiungere il pensionamento, ma oggi determina anche la somma da ricevere.

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Pensione: se cambi spesso lavoro potresti avere dei problemi, il perché – trading.it

Dunque, mentre in passato la continuità contributiva era importante soprattutto al fine del calcolo degli anni necessari a raggiungere il pensionamento, adesso è fondamentale anche per quantificare la pensione da ricevere. Quando il lavoratore chiude un rapporto di lavoro e ne avvia poi un altro, ad esempio il giorno dopo, la continuità contributiva è garantita. Se invece trascorre del tempo, si creano i cosiddetti buchi contributivi, in questo caso le mancanze andrebbero colmate per non perdere la continuità per non rischiare di avere una pensione più bassa e più lontana.

I contributi da lavoro, tuttavia, non sono gli unici che possono determinare la propria pensione. Esistono infatti anche i contributi figurativi accreditati sul conto previdenziale del lavoratore quando non ha prestato attività lavorativa né dipendente né autonoma e ha percepito un’indennità a carico dell’Inps (la Naspi per esempio) o ha percepito retribuzioni in misura ridotta. Ci sono poi i contributi da riscatto, ovvero il versamento del lavoratore per riscattare il periodo universitario e conteggiarlo ai fini pensionistici. Infine, ma non per importanza, esistono i contributi volontari fatti di tasca propria, che il lavoratore sceglie per colmare uno o più buchi contributivi.

Se un lavoratore dipendente sceglie di passare alla libera professione, chiudendo con la gestione dipendenti, potrebbero non esserci buchi contributivi a livello temporale, ma la storia contributiva risulterebbe frammentata tra più gestioni.

L’Inps permette a chi ha posizioni assicurative in gestioni previdenziali diverse, di riunire, mediante trasferimento, tutti i periodi contributivi presso un’unica gestione, allo scopo di ottenere una sola pensione. La scelta meno rischiosa è quella di una pensione integrativa che protegge anche dai buchi contributivi che non si sono riusciti a colmare per i più svariati motivi.

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