Ti sei mai chiesto se una somma destinata solo a te possa finire, per legge o per errore, nelle mani del tuo partner? E se si trattasse della pensione per invalidità, quel sostegno che ti spetta perché non puoi più lavorare?
Spesso, quando tutto sembra sotto controllo, la realtà riesce a sorprenderci, e non sempre in modo piacevole. Nelle relazioni di coppia, soprattutto quando ci sono conti cointestati, le cose possono complicarsi. La legge dice una cosa, la pratica un’altra. Il rischio? Che ciò che è tuo, resti tale solo sulla carta.
Molte coppie scelgono di aprire un conto condiviso, magari per gestire le spese di casa, i figli, la vita quotidiana. È una scelta naturale, che spesso nasce dalla fiducia. Ma cosa accade quando su quel conto iniziano ad arrivare soldi che dovrebbero essere personali? Parliamo di pensione d’invalidità, ovvero di un aiuto economico che viene erogato solo a chi si trova in una condizione di totale inabilità al lavoro. Una misura che dovrebbe restare intoccabile, non solo per legge, ma anche per buon senso.
Quello che non tutti sanno è che, nonostante l’accredito della pensione d’invalidità su un conto condiviso, quei soldi non diventano automaticamente patrimonio di entrambi. Eppure, il fatto che siano lì, alla portata di entrambi i titolari, apre la strada a possibili abusi. E quando le cose non vanno più lisce, come nei casi di separazione o tensioni familiari, il rischio che quei fondi vengano prelevati dal coniuge non invalido è concreto.
C’è una convinzione diffusa secondo cui, nel matrimonio, tutto si divide. Ma non è proprio così. In presenza della comunione legale dei beni, molti redditi e beni acquistati durante il matrimonio vengono effettivamente condivisi. Tuttavia, esistono delle eccezioni ben precise, e tra queste rientra proprio la pensione di invalidità.
Il Codice Civile, all’articolo 179, stabilisce che le somme ottenute a titolo di risarcimento o come compensazione per la perdita della capacità lavorativa non rientrano nella comunione. In parole povere: anche se il matrimonio è regolato dalla comunione dei beni, la pensione per invalidità resta un diritto esclusivo della persona che la riceve. Non importa che arrivi dopo il matrimonio o che venga versata su un conto condiviso.
Questo però non significa che il coniuge non possa accedere a quei fondi, almeno tecnicamente. Se il conto è cointestato e a firme disgiunte, entrambi possono operare in piena autonomia. Quindi, anche se quei soldi sono tuoi per legge, nella pratica possono essere usati da chiunque abbia accesso al conto. Ecco perché è fondamentale prestare attenzione a dove vengono versati.
Avere un conto condiviso è spesso una scelta di praticità. Ma nel momento in cui si iniziano a versare fondi personali, come la pensione per invalidità, la situazione cambia. Anche se formalmente quei soldi sono “intoccabili” da parte dell’altro coniuge, nella realtà possono essere prelevati senza troppi ostacoli. E se ciò accade, l’unico modo per recuperarli è dimostrare che si tratta di una somma personale. Facile a dirsi, meno a farsi.
La soluzione più sicura, quando si riceve una pensione d’invalidità, è avere un conto personale, separato. Questo evita equivoci, discussioni e, nei casi peggiori, vere e proprie battaglie legali. Anche perché, in caso di separazione o divorzio, le cose possono prendere pieghe imprevedibili. La legge è dalla parte dell’invalido, sì, ma non sempre riesce a intervenire con la tempestività o l’efficacia che ci si aspetta.
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