Per la pensione sono in arrivo importanti novità: infatti, qualcosa sta cambiando in merito al Tfr e non solo: scopriamo insieme di cosa si tratta e cosa sta cambiando.
I pensionati italiani potrebbero ricevere presto delle buone notizie. Infatti, sono previsti numerosi cambiamenti che potrebbero aiutare quest’ultimi ad ottenere un assegno previdenziale ben più consistente rispetto a quello attualmente percepito. Tuttavia, tali cambiamenti riguarderanno soprattutto i nuovi pensionati.
Nel 2023 ci sarà la tanto attesa Riforma sulle pensioni e tornerà, infatti, il meccanismo del silenzio-assenso. In questo contesto, il Tfr ( Trattamento di fine rapporto) potrebbe essere anche considerato al pari di una pensione aggiuntiva per tutti i lavoratori che raggiungeranno l’età del pensionamento. Ecco di cosa si tratta e quali sono tutte le novità che potrebbero essere introdotte a breve.
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Secondo quanto previsto dal già citato meccanismo del Silenzio-assenso, 6 mesi prima del pensionamento i lavoratori saranno tenuti a comunicare al proprio datore di lavoro se mantenere il Trattamento di Fine Rapporto o se versare tale liquidazione nel proprio Fondo pensionistico. Coloro che non sono in possesso si un Fondo pensione, potranno accumulare la somma di denaro in questione nel “Fondo Cometa”: esso sostituisce il Fondo dell’Inps.
Nel 2007 ci fu un precedente riguardante tale meccanismo, come riportato dal Messaggero, anche in quell’anno fu data ai lavoratori la possibilità di scelta e più di un milione aderì ai Fondi pensione.
In questo caso, c’è ancora molto da fare per il 2023: bisognerà capire, infatti, a quali imprese si potrà applicare questa misura prendendo in considerazione il numero di dipendenti di ognuna di esse. Ciò perché nelle grandi aziende vi è il trasferimento automatico al Fondo Statale; le piccole imprese, invece, sarebbero facilitate nel compito avendo sei mesi di tempo a disposizione.
Oltre al Tfr, la Riforma delle pensioni prevista per il 2023 comprenderà anche nuove misure per il pensionamento anticipato. Al momento, al vaglio vi è la possibilità di uscire dal mondo del lavoro a 62 anni e con 41 anni di contributi. Attualmente, infatti, è in vigore Quota 102 che permette un pensionamento anticipato a 64 anni con 38 anni di contributi maturati. Per questo motivo è abbastanza in bilico l’opzione prima descritta.
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Un’ulteriore misura la vaglio è quella riguardante la definizione dei coefficienti di trasformazione, ossia il calcolo che trasforma i contributi versati in assegno pensionistico. Secondo le nuove proposte, infatti, essi dovrebbero prevedere l’anno di nascita a differenza di quanto accade oggi: attualmente si considera solamente l’anno in cui si lascia il mondo del lavoro.
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