C’è chi l’ha capito solo aprendo la lettera dell’INPS: l’importo della pensione è cambiato, senza preavviso. Altri si sono accorti a fine mese che mancavano centinaia di euro. La parola che inizia a circolare è una sola: revoca. Ma davvero si può perdere la pensione da un giorno all’altro? In molti si chiedono se c’è modo per evitarlo e se sia già troppo tardi. In realtà, dietro a queste riduzioni c’è quasi sempre un dettaglio burocratico non rispettato. E la buona notizia è che non tutto è perduto.
Ogni anno migliaia di pensionati si trovano in difficoltà per una mancata comunicazione all’INPS. Si tratta dei redditi riferiti a due anni prima, fondamentali per chi percepisce integrazioni collegate al reddito, come la maggiorazione sociale o la quattordicesima. Quando questi dati non arrivano, scatta prima una trattenuta del 5%, poi, se il problema non viene risolto, la revoca delle prestazioni collegate. È una situazione che non riguarda l’intera pensione, ma può incidere in modo pesante sull’importo mensile.
Il caso è tornato d’attualità dopo che l’INPS ha inviato lettere a coloro che, entro luglio, non avevano ancora comunicato i redditi 2020. Ad agosto, molti hanno ricevuto un importo più basso. Ora, chi non si mette in regola entro il 19 settembre rischia la revoca definitiva di quanto spettava in più.
Non tutte le pensioni sono uguali. Alcune includono componenti legate al reddito, che vengono verificate ogni anno dall’INPS. La revoca della pensione riguarda proprio queste somme accessorie, non l’intero assegno. Un esempio concreto è l’integrazione al trattamento minimo: se l’INPS non riceve la conferma che il reddito sia sotto una certa soglia, questa integrazione viene sospesa e poi revocata.
Lo stesso vale per la pensione di reversibilità, che può essere ridotta fino al 50% se il beneficiario ha redditi superiori ai limiti previsti. Anche in questo caso, la mancata comunicazione comporta un taglio o una revoca delle somme aggiuntive. Ancora più delicata è la situazione di chi riceve l’Assegno Sociale, che è interamente collegato al reddito: qui la revoca può riguardare l’intera prestazione.
Un esempio pratico aiuta a capire meglio. Maria, vedova di 72 anni, ha ricevuto regolarmente la quattordicesima fino a luglio. Poi l’INPS le ha comunicato la mancanza della dichiarazione dei redditi 2020. Dopo una prima trattenuta del 5%, ora rischia la revoca definitiva se non presenta la domanda di ricostituzione entro il 19 settembre. In un altro caso, Giuseppe, pensionato ex artigiano, non ha mai presentato il modello RED perché convinto che senza altri redditi non fosse necessario. Dopo due anni, l’INPS gli ha revocato l’integrazione al minimo, chiedendo anche la restituzione delle somme percepite.
Il modello RED è lo strumento con cui si comunicano all’INPS i redditi non rilevabili dal Fisco. È obbligatorio per chi non presenta la dichiarazione dei redditi e per chi ha redditi esenti o particolari, come assegni alimentari o rendite estere. Le campagne RED partono ogni anno a luglio e si chiudono a febbraio dell’anno successivo. Per esempio, i redditi del 2022 dovevano essere comunicati entro febbraio 2024. Chi non ha adempiuto ha subito una trattenuta del 5% sulla pensione da agosto e ha tempo fino al 19 settembre per regolarizzare, prima della revoca definitiva.
Antonio, 75 anni, percepisce una pensione minima integrata. Non avendo altri redditi, non presenta il 730, ma proprio per questo deve compilare il RED. A luglio 2023 avrebbe dovuto farlo, ma se n’è dimenticato. Da agosto 2024 ha visto la pensione ridotta e, se non si mette in regola entro il 19 settembre, perderà del tutto l’integrazione. Un caso diverso è quello di Lucia, che presenta regolarmente il 730 ma possiede un immobile non affittato. Questo reddito, pur non imponibile, incide sulla pensione di reversibilità: per lei il RED è indispensabile, altrimenti rischia tagli fino al 50%.
Il modello RED può essere inviato online tramite SPID, CIE o CNS, oppure con l’aiuto dei patronati. Ignorare la scadenza significa andare incontro a sospensioni, revoche e perfino richieste di restituzione. Per non trovarsi impreparati, è utile controllare il fascicolo previdenziale ogni estate, verificando se si rientra tra i soggetti obbligati alla dichiarazione. Una dimenticanza può costare cara, ed è difficile rimediare quando l’INPS procede con la revoca.
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