Sulle pensioni prende corpo l’ipotesi di Quota 41, tuttavia il Governo sceglie di rendere possibile continuare a lavorare riducendo i costi della pensione.
L’incentivo per coloro che sceglierebbero di lavorare ancora qualche anno sarebbe scontato su uno stipendio più alto maggiorato a carico del sistema previdenziale.
Le pensioni sono un tema dibattuto di grande attualità date le sempre più scarse risorse economiche e i necessari compromessi per garantirne l’erogazione. Il diritto alla pensione è il tema attorno a cui sta ruotando il dibattito tra governo e parti sociali; l’ipotesi oggi più realistica è proprio Quota 41. Tutti i lavoratori potrebbero andare in pensione con almeno 41 anni di contributi. Tuttavia, la misura al momento costerebbe circa 5 miliardi di euro all’anno e risulta poco sostenibile.
Per abbattere i costi si propone un incentivo per restare a lavoro almeno fino a 61 anni di contributi; creando questa alternativa, secondo ai calcoli dell’esecutivo, la misura non peserebbe sui conti pubblici per più di 1 miliardo di euro all’anno.
In cosa consiste l’incentivo? Si tratta di uno sgravio fiscale del 100% dei contributi INPS del lavoratore e o del datore di lavoro. Aumenterebbe così in modo indiretto lo stipendio. La cifra stimata è fino al 10% a seconda della categoria e del reddito.
Si tratta di una misura che rinvia l’età media del pensionamento e che è positiva almeno in alcuni ambiti specialistici; ad esempio, la sanità.
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L’incentivo crea non solo un guadagno nel breve termine ma aumenta l’importo finale della pensione. Il calcolo per determinarne l’assegno sarà infatti basato sugli ultimi anni di stipendio che grazie alla maggiorazione offerta dal governo sarebbe maggiore per tutto il godimento della pensione.
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