Una decisione storica della Corte Costituzionale può rivoluzionare il quadro pensionistico. Gli esperti ipotizzano un aumento degli importi.
La notizia riguarda milioni di italiani che attualmente percepiscono una pensione, come un fulmine a ciel sereno sono cominciate a circolare indiscrezioni sulla sentenza epocale della Corte Costituzionale. È stata rinviata proprio di recente la decisione della Corte dei Conti della Regione Campania sul ricorso presentato alla Consulta da alcuni ex presidi. Questi avrebbero avanzato dei dubbi sulla costituzionalità dell’operato del Governo in merito alla riduzione delle perequazioni sugli importi pensionistici più alti.
La Corte dei Conti ha analizzato con attenzione la questione, soprattutto perché l’esecutivo è intervenuto vanificando in parte il meccanismo che rivaluta le pensioni a seconda dell’inflazione. In particolare, a farne le spese sono stati i percettori di un importo cinque volte superiore alla minima. A sentire il parere degli esperti, pare che la sentenza della Corte Costituzionale possa ribaltare la situazione e condurre a un aumento considerevole nei prossimi mesi.
Come i più ben sapranno, esiste un sistema che a partire dal 1° gennaio di ogni anno fa scattare una rivalutazione automatica in rialzo delle pensioni in caso di aumento dei prezzi e del costo della vita – in pratica seguendo l’inflazione. Tuttavia, il Governo negli ultimi anni ha scelto di ridurre la perequazione per gli importi più elevati, intervenendo con tagli anche ingenti sulle cifre erogate mensilmente. Il risparmio complessivo ammonta a sei miliardi per il 2022 e il 2023, l’andamento verrà probabilmente confermato – in misura minore – anche per il 2024 dalla legge di bilancio.
Insomma, si attende con ansia la decisione della Corte Costituzionale in materia. Da escludere che, in caso di annullamento delle misure imposte dall’esecutivo, si possa ottenere un ‘rimborso’ per gli arretrati. Per quanto riguarda, invece, i possibili aumenti, dando un’occhiata alle stime, dovrebbero andare dal 2,1% per chi percepisce un importo tra quattro e cinque volte la minima fino ad arrivare a un 9,2% per chi invece percepisce dieci volte la minima.
Almeno per il momento, comunque, rimaniamo della sfera delle ipotesi e delle speculazioni; ci vorrà ancora un po’ di pazienza prima di capire quale possa essere la direzione che verrà imboccata. Più di qualcuno, intanto, incrocia le dita e spera nella svolta.
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