Due BTP con scadenza simile, ma caratteristiche opposte: uno offre cedole generose, l’altro un guadagno a scadenza. Ma quale conviene davvero? Non sempre la cedola più alta è sinonimo di maggiore rendimento. Nel mondo dei titoli di Stato, le apparenze ingannano. Anche quando tutto sembra chiaro, ogni dettaglio va letto con attenzione.
C’è chi guarda alle entrate regolari e chi punta al risultato finale. Eppure, spesso la scelta migliore non è quella più ovvia.
Il confronto tra due BTP del 2031 mostra quanto possa cambiare il risultato a seconda del punto di vista.
Una decisione d’investimento che sembra banale può in realtà nascondere implicazioni profonde. Il prezzo d’acquisto, la tassazione e la volatilità sono solo alcune delle variabili da tenere in considerazione.

Dietro ogni cedola c’è una logica economica che non si può ignorare. Scegliere tra due obbligazioni con scadenza simile potrebbe sembrare semplice, ma i numeri raccontano storie molto diverse. Il BTP 6% maggio 2031 attira per le sue cedole elevate. Tuttavia, oggi quota ben sopra la pari, a circa 116,8.
Questo significa che, pur ricevendo un flusso annuale di reddito molto generoso, l’investitore andrà incontro a una perdita a scadenza.
Il rimborso sarà infatti a 100, quindi si perderanno circa 16,8 punti di capitale. Al contrario, il BTP 0,95% dicembre 2031 paga pochissimo lungo il percorso, ma viene acquistato sotto la pari, intorno a 89. Il guadagno finale di circa 11 punti rende questo titolo più interessante per chi cerca rendimento netto. Due strumenti molto diversi, che si adattano a esigenze e strategie altrettanto differenti.
Il BTP 6% maggio 2031: flusso regolare, ma attenzione al prezzo
Il punto forte del BTP con cedola al 6% è il reddito costante. Ogni anno viene versato un 6% sul valore nominale, ovvero 60 euro ogni 1.000 investiti. Un flusso che garantisce liquidità e pianificazione, particolarmente utile per chi cerca entrate sicure.
Tuttavia, il prezzo di mercato elevato riduce il rendimento effettivo, che si attesta intorno al 2,07% netto.
Chi lo acquista oggi sa già che incasserà cedole interessanti, ma dovrà mettere in conto una perdita sul capitale al momento del rimborso. Questa perdita, però, ha un valore fiscale: può generare una minusvalenza utilizzabile per compensare plusvalenze ottenute su altri strumenti finanziari.

In un portafoglio ben bilanciato, questo aspetto può rivelarsi utile, soprattutto per investitori con guadagni precedenti da ottimizzare.
In sintesi, è un titolo adatto a chi privilegia la stabilità dei flussi rispetto al rendimento totale. Ma è importante non farsi ingannare dalla cedola alta: il prezzo è già “carico” di aspettative.
Il BTP 0,95% dicembre 2031: poco oggi, ma più rendimento domani
Chi sceglie il BTP con cedola allo 0,95% accetta fin da subito di ricevere poco lungo il percorso. Le cedole annuali sono basse, ma il vero guadagno arriva alla fine. Acquistando il titolo a 89 e portandolo a scadenza, si riceveranno 100: un capital gain di circa 11 punti. Questo tipo di rendimento è tassato al 12,5%, come previsto per tutti i titoli di Stato.
A differenza della minusvalenza dell’altro BTP, però, il guadagno qui non può essere usato per compensare perdite. Il rendimento netto, tuttavia, è superiore: intorno al 2,79%. Si tratta di una scelta adatta a chi può attendere e non ha bisogno di entrate periodiche.
Attenzione però alla volatilità: la duration più alta rende il titolo più sensibile ai movimenti dei tassi. In caso di vendite anticipate, il rischio di fluttuazioni di prezzo è più marcato. Tuttavia, per chi porta il BTP fino alla scadenza, il guadagno è certo e trasparente.
Un’opzione valida per chi punta a ottimizzare il rendimento complessivo, accettando nel frattempo una rendita quasi nulla.