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Economia e Finanza

Più permessi e ferie: così cambia il lavoro oggi

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Con la pandemia e lo smart working, il mondo del lavoro è in parte cambiato e oggi i lavoratori danno più rilievo al fattore tempo.

Oggi molti lavoratori preferiscono avere più tempo a disposizione rispetto ai premi di risultato, a riprova dell’evoluzione del mondo del lavoro legata altresì alle regole adottate nella pandemia

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Vero è che la pandemia ha rappresentato non soltanto un consistente problema a livello sanitario, ma anche ha dato luogo ad una situazione idonea a cercare risposte alla seguente domanda: come fare a trovare un work-life balance, ossia un equilibrio effettivo tra vita professionale e vita privata?

Gli ultimi due anni, caratterizzati da chiusure generalizzate delle attività e politiche incentrate sulle restrizioni e i divieti per finalità di sicurezza sanitaria, hanno portato i lavoratori a riflettere sulle proprie priorità a livello individuale e sul valore del tempo, che è certamente considerabile un vero e proprio ‘benefit’.

Insomma, gli eventi degli ultimi anni conducono a ripensare la relazione tra persona e lavoro, così come ben delineato da Matilde Marandola, presidente nazionale Aidp (l’Associazione italiana per la direzione del personale). Vediamo con maggior dettaglio qual è la visione dell’Aidp e perché è interessante per capire i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro.

Il fattore tempo ha sempre più rilievo per i lavoratori

Secondo la presidente della citata associazione, lavorare per perseguire obiettivi, ottenere la fiducia del proprio leader, svolgere le mansioni di lavoro a distanza (smart working), dare fiducia a collaboratori, colleghi e clienti, ha portato il lavoratore a sviluppare una nuova consapevolezza. Tanto che oggi tendenzialmente il fattore tempo assume ancor più importanza, ed anzi è diventato il vero bonus aziendale, ha affermato Marandola.

A riprova di ciò vi sono i dati sulle dimissioni. Essi indicano che se i lavoratori – specialmente coloro che appartengono alle nuove generazioni – non riescono a ‘valorizzare’ opportunamente il fattore tempo, preferiscono cambiare luogo di lavoro.

In ragione di ciò, coloro che si occupano di HR per professione, sono propensi a ritenere sia utile ed opportuno un sostanziale intervento a livello normativo, mirato ad allargare il quadro dei benefit in cui i dipendenti possono convertire il premio conseguito. In estrema sintesi, l’ottica è dunque: meno bonus, più tempo a disposizione per la propria vita privata.

La necessità di aggiornare il quadro normativo al cambiamento del mondo del lavoro

D’altronde, anche lo smart working ha contribuito a cambiare lo scenario del mondo del lavoro, in questi ultimi anni. Secondo i dati emersi e pubblicati periodicamente, aventi ad oggetto diffusione del lavoro agile, molte aziende non torneranno alle regole pre Covid.

In sostanza, i datori di lavoro non riadotteranno i vecchi modelli organizzativi ma piuttosto conserveranno – con qualche variazione – gli attuali sistemi ibridi di svolgimento della prestazione lavorativa, in parte da remoto e in parte in ufficio.

In prospettiva ecco allora le novità in fatto di politiche di compensation e reward e la necessità di rimodulare i piani di welfare aziendale. Secondo gli osservatori più attenti, un aggiornamento della normativa di riferimento, ed in particolare dei commi 2, 3 e 4 dell’articolo 51 del TUIR – in tema di reddito da lavoro dipendente – è certamente auspicabile.

Valorizzare il fattore tempo: la conversione dei premi di risultato in permessi

Nel quadro delle novità da introdurre al fine di favorire l’estensione dei possibili benefit, c’è proprio quella mirata alla maggior valorizzazione del fattore tempo. Possibile è infatti un intervento che permetta di dipendenti di convertire il proprio premio di risultato in tempo, permessi o ferie, non sottoposti né a obblighi fiscali, né a obblighi previdenziali. Ecco insomma un’applicazione pratica della logica meno bonus – più tempo a disposizione.

D’altronde, tempo, smart working e cambiamenti legati alla pandemia sono concetti collegati tra loro. Anzi la gestione flessibile del tempo è oggi più che mai un fattore in grado di fare presa sui lavoratori.

Non sorprende allora che alcune aziende già da tempo siano su questa strada, permettendo agli impiegati di trasformare i premi di risultato in permessi assoggettati a contribuzione e tassazione. Esse peraltro riscontrano l’interesse di molti lavoratori a preferire il “tempo” ad un risparmio legato alle agevolazioni fiscali valevoli per i premi di risultato. Anche questo è un segnale del cambiamento sostanziale del mondo del lavoro.

Claudio Garau

Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Da diversi anni ha scelto di svolgere a tempo pieno il lavoro di redattore web, coniugando la sua passione per la scrittura e la tecnologia con quella per l’informazione, specialmente in campo giuridico. Si pone l’obiettivo di spiegare concetti e rendere comprensibili argomenti delle leggi, che è utile conoscere nella vita di tutti i giorni. Tra le sue passioni nel tempo libero ci sono il mare, lo sport e i motori.

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