Permessi legge 104 e trasferimento del lavoratore: si rischia di perdere le agevolazioni?

I caregivers possono evitare il trasferimento della sede lavorativa. I giudici hanno chiarito la portata dell’agevolazione legislativa.

I lavoratori dipendenti (pubblici e privati) che prestano assistenza a familiari affetti da disabilità grave (ai sensi dell’art. 3, comma 3, della Legge n.104/1992) hanno diritto a una serie di agevolazioni in ambito lavorativo.

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Permessi legge 104 e trasferimento del lavoratore: si rischia di perdere le agevolazioni? (trading.it)

Oltre ai 3 giorni di permesso mensile (frazionabili anche in ore), al congedo straordinario biennale e al prolungamento del congedo parentale (in caso di figli disabili) per un massimo di 3 anni, hanno diritto a scegliere, quando possibile, la sede di lavoro più vicina al domicilio del familiare da curare e assistere. Non possono, inoltre, essere trasferiti senza consenso. Tali agevolazioni sono stabilite dal comma 5 dell’articolo 33 della Legge n. 104/1992 e si applicano ai caregivers di parenti o affini entro il terzo grado affetti da disabilità grave (debitamente accertata dalle Commissioni mediche competenti). Ma quali sono i requisiti per accedere al beneficio?

Divieto di trasferimento per caregivers: i giudici descrivono le condizioni per accedere al beneficio

Il diritto del dipendente caregiver a non essere trasferito in una differente sede lavorativa senza consenso è stato ribadito più volte anche dai giudici. In particolare, la sentenza dal Tribunale di Bari del 26 giugno 2018, ha stabilito che grava sul datore di lavoro l’onere della prova dei motivi per i quali è impossibile assegnare al dipendente caregiver una sede lavorativa più vicina alla residenza del disabile grave assistito.

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Divieto di trasferimento per caregivers: i giudici descrivono le condizioni per accedere al beneficio (trading.it)

In particolare, il caso esaminato dal giudice era relativo a un lavoratore convivente con i genitori portatori di handicap in condizione di gravità, che aveva deciso di presentare ricorso contro un trasferimento deciso in maniera arbitraria dalla sua azienda (Poste Italiane), rivendicando il diritto a essere spostato presso una filiale più vicina al proprio domicilio. Il giudice, alla fine, ha disposto che fosse assegnato con urgenza presso l’Ufficio postale più vicino al Comune di residenza.

Anche la sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 24015 del 12 ottobre 2017 ha ritenuto che fosse illegittimo il licenziamento di un dipendente che aveva rifiutato di lavorare in una sede diversa perché doveva accudire un familiare disabile. In tal caso, il datore di lavoro non aveva dimostrato che il trasferimento fosse dovuto a reali esigenze tecniche e organizzative, non perseguibili in altro modo.

Degna di nota, infine, è l’ordinanza n. 21670 del 2019 della Corte di Cassazione, che ha analizzato il caso di una lavoratrice che era stata trasferita a un diverso ufficio, senza subire un trasferimento vero e proprio. Anche in tale ipotesi, i giudici hanno ritenuto valide le ragioni della dipendente.

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