Petrolio in bilico: il grafico dice tutto, ma pochi lo sanno leggere

Cosa succede quando il prezzo del crude oil scende sotto i riflettori e nessuno sembra farci troppo caso? In realtà, il mercato sta parlando, e per chi sa ascoltare, potrebbe offrire spunti interessanti.

Alcuni segnali tecnici e le mosse di giganti come Shell ed ExxonMobil stanno dando vita a un nuovo scenario, diverso da quello che ci si aspetterebbe dopo un crollo. E forse, proprio adesso, si stanno aprendo spiragli che meritano attenzione.

Estrazione petrolio
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Nel 2022 il petrolio aveva toccato quota 107,83 dollari al barile. Da lì, però, ha intrapreso una discesa che l’ha portato a sfiorare i 53 dollari. Adesso si muove in zona 63 dollari, un livello che per alcuni può sembrare debole, ma che in realtà racconta molto di più. C’è stato un rimbalzo recente su due medie mobili molto ampie, quelle a 400 e 600 giorni, che hanno spesso anticipato svolte importanti nel passato.

Tutto questo avviene mentre le azioni energetiche sono sotto pressione. Eppure, ci sono aziende che continuano a essere tenute d’occhio con grande attenzione. Non solo perché hanno bilanci solidi, ma anche per la loro capacità di adattarsi ai nuovi scenari. In questo contesto, il comportamento del crude oil e il modo in cui le aziende del settore rispondono, diventano la chiave per capire cosa potrebbe succedere dopo.

Il grafico parla chiaro: livelli tecnici da non ignorare

Il movimento del crude oil non è stato casuale. Il minimo registrato tra 50,80 e  e poi quest’anno a 53,86 dollari ha rappresentato una sorta di cuscinetto naturale. E non a caso il prezzo è risalito subito dopo aver toccato quelle soglie, proprio in corrispondenza delle medie mobili più lente. Questi dati tecnici suggeriscono una fase di riflessione del mercato, più che una vera inversione.

Analista che studia il grafico del petrolio
Il grafico parla chiaro: livelli tecnici da non ignorare-trading.it

Al momento, si sta formando una fascia laterale tra quel minimo e una prima resistenza a 71,06 dollari. Questo intervallo potrebbe diventare una zona di accumulo, dove gli investitori iniziano a posizionarsi in attesa di un segnale più chiaro. Anche se i fondamentali globali non sembrano favorevoli, l’analisi tecnica invita a non escludere possibili rimbalzi.

Questa fase, apparentemente statica, in realtà sta tracciando le basi per il prossimo movimento importante. E se i prezzi dovessero superare la resistenza, allora potremmo assistere a una nuova fase di forza, almeno nel breve periodo.

Petrolio debole, ma Shell ed ExxonMobil non mollano

Nonostante i tagli alle stime da parte di banche come Goldman Sachs, HSBC e Jefferies, alcune aziende restano in prima linea. Shell ed ExxonMobil, per esempio, vengono considerate ben posizionate per affrontare anche un periodo con prezzi del petrolio più bassi. La loro forza non è solo finanziaria, ma anche strategica: puntano sulla diversificazione, su progetti a lungo termine e su tecnologie che potrebbero sostenere la domanda futura.

Un esempio? L’aumento della richiesta di energia da parte dei data center e dei sistemi legati all’intelligenza artificiale, che continua a crescere. In questo quadro, non si tratta solo di quanto vale un barile oggi, ma di quale ruolo giocheranno le aziende nel nuovo panorama energetico.

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