Ti hanno mai detto che certi risparmi sono intoccabili? Che esistono strumenti finanziari “protetti” da ogni sequestro o pignoramento? A volte è una frase detta per rassicurare, altre volte un vero e proprio mito che continua a circolare, soprattutto quando si parla di buoni fruttiferi postali.
Ma cosa c’è di vero in tutto questo? E quando un investimento è davvero al sicuro dai creditori? Preparati a rivedere qualche convinzione…
Immagina di avere messo via dei soldi in modo ordinato, magari in buoni postali, pensando che in caso di problemi nessuno avrebbe potuto toccarli. Una sensazione comune, quasi naturale. Si sente spesso dire che quei risparmi sono “protetti”, come se avessero uno scudo legale attorno. Ma in realtà, non funziona proprio così. È una leggenda che piace a molti, ma la normativa italiana racconta una storia diversa. E sapere esattamente come stanno le cose può fare la differenza nei momenti difficili, quando ogni euro conta davvero.
Contrariamente a quanto si sente dire, i buoni fruttiferi postali non sono impignorabili né insequestrabili. Sono strumenti finanziari come tanti altri e, in presenza di debiti o procedimenti giudiziari, possono essere tranquillamente pignorati o sequestrati. Questo vale sia per esecuzioni civili che per procedimenti di fallimento, accertamenti fiscali o controversie legali. Nessuna immunità, insomma.
A renderli vulnerabili è anche la loro tracciabilità: essendo nominativi e registrati, non possono essere nascosti. Se esiste un’azione esecutiva contro il titolare, verranno facilmente individuati. Unica eccezione: quando i buoni fruttiferi postali sono intestati a minorenni o a persone sottoposte a tutela legale, come nel caso di un soggetto interdetto o inabilitato. In queste situazioni, la legge impone una protezione temporanea e condizionata. In pratica, fino a quando il titolare è sotto tutela o è minorenne, i buoni non possono essere pignorati né riscattati liberamente. Tuttavia, questa protezione non è automatica e assoluta: serve comunque l’autorizzazione del giudice tutelare per procedere a qualunque operazione sul titolo, compreso un eventuale pignoramento. Inoltre, appena il minore raggiunge la maggiore età o la tutela finisce, i buoni tornano a essere pienamente aggredibili come qualsiasi altro bene patrimoniale.
Anche se i buoni postali non godono di alcuna protezione automatica, ci sono strumenti finanziari o redditi che, in precise condizioni, possono essere impignorabili o insequestrabili.
Partiamo dai fondi pensione complementari. Secondo il D.Lgs. 252/2005, le prestazioni maturate non possono essere aggredite dai creditori, almeno finché restano nel fondo. Però, al momento del riscatto (cioè quando diventano liquidità), la protezione cade. Inoltre, se si dimostra che i versamenti erano fittizi o elusivi, un giudice può intervenire.
Anche alcune polizze vita possono essere tutelate. L’articolo 1923 del Codice Civile afferma che le somme dovute da un’assicurazione sulla vita non possono essere sequestrate né pignorate, a patto che:
Infine, ci sono redditi a carattere assistenziale: l’assegno sociale, l’indennità di invalidità, l’accompagnamento e persino il reddito di cittadinanza. Questi sono generalmente impignorabili, proprio perché servono alla sussistenza. Anche le pensioni e gli stipendi godono di protezione, ma solo parziale: di solito è pignorabile fino a un quinto dell’importo. Tuttavia, se restano sul conto corrente per troppo tempo senza essere prelevati, possono perdere questa tutela.
In sostanza, la vera impignorabilità è l’eccezione, non la regola. Non basta pensare di essere al sicuro: serve sapere con precisione cosa è protetto dalla legge, e cosa invece può essere aggredito in caso di problemi economici.
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