Con la nuova normativa perdere il lavoro è un gioco da ragazzi, altro che garanzie, ecco cosa cambia.
Perdere il lavoro facilmente è decisamente uno degli incubi maggiori degli ultimi tempi. La sentenza della Cassazione n. 15513 del 10 giugno 2025 afferma il principio di diritto che ne sancisce la gestione. Ecco come si metterà per la categoria, indicazioni pratiche.

Il principio sancito dalla Cassazione è molto chiaro, tratta il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, il quale detiene una rilevanza giuridica abbastanza importante sin dal momento in cui si avvia il procedimento di condizione.
Il punto è che il lavoratore gode del diritto al preavviso. L’effetto estintivo entra in gioco al compimento del periodo, ma se invece non è stato dato, il lavoratore può avere un’indennità sostitutiva, calcolata in misura diversa in base all’interruzione del rapporto o meno.
Da un caso concreto, è possibile comprendere meglio di cosa si sta parlando. Il dipendente impugna giudizialmente il licenziamento irrogatogli per GMO, mediante lettera del 9 febbraio 2019, questo dopo una procedura di conciliazione obbligatoria davanti all’ITL dell’8 febbraio 2019, e conclusasi senza accordo.
Alla base della domanda, c’è la censura della decorrenza del recesso, fissata in maniera retroattiva dalla società nella data dell’8 febbraio dello stesso anno. Questo era il giorno in cui il dipendente aveva presentato domanda di congedo straordinario per assistenza alla mamma disabile. Com’è finita la vicenda?
Perché la nuova normativa fa perdere il lavoro, analisi sentenza
Ci si addentra in un’analisi ancora più specifica, poiché bisogna comprendere perché la nuova normativa fa perdere il lavoro. Mediante l’analisi della sentenza, l’esito della vicenda apparirà ancora più chiaro.

È la Cassazione a trattare questa ipotesi di licenziamento definito per GMO, a sua volta soggetto al tentativo di conciliazione davanti all’Ispettorato del Lavoro. Da tale effetto estintivo del rapporto in questione, si producono degli elementi di fondamentale importanza, e che aiutano alla comprensione del caso.
Quando finisce il termine del periodo di preavviso che decorre dall’inizio della procedura, all’interno della comunicazione di avvio o nella lettera di licenziamento, il datore di lavoro dichiara di essere intenzionato a ricevere la prestazione nel periodo in questione.
Quando si avvia il procedimento, il dipendente ha diritto all’indennità sostitutiva del preavviso, questo quando niente viene dichiarato sul preavviso. Infine, al termine della procedura, se il procedimento è avviato senza interruzione del rapporto, con tanto di qualificazione del periodo lavorato in pendenza della procedura stessa come preavviso prestato.
Per la sentenza il Giudice di merito terrà conto del principio per determinare l’effettiva cessazione del rapporto. Su tali presupposti, la Suprema Corte accoglie il ricorso del dipendente, cassando con rinvio l’impugnata sentenza.