Poste può davvero rifiutare il rimborso di un buono scaduto? La verità che molti ignorano

Un buono fruttifero postale trovato per caso può sembrare una fortuna. Ma c’è un dettaglio che in molti sottovalutano: la scadenza. Negli ultimi anni, sempre più italiani hanno scoperto che quel pezzo di carta non garantisce automaticamente un rimborso. E quando ci si rivolge a Poste Italiane per incassarlo, la risposta può lasciare spiazzati. Regole poco conosciute, sentenze recenti e responsabilità personali si intrecciano in una questione che tocca la memoria, i risparmi e il tempo che passa. E non è raro che la vicenda finisca in tribunale.

Capita spesso di trovare in casa un vecchio buono, magari intestato a un genitore o a un nonno, conservato come un piccolo tesoro. Si pensa subito di andare a riscuoterlo, convinti che valga ancora. Ma le cose non funzionano così. Il buono fruttifero postale è sì un titolo sicuro, ma ha una durata precisa e non è valido per sempre.

salvadanaio con banconota da 20 euro
Poste può davvero rifiutare il rimborso di un buono scaduto? La verità che molti ignorano-trading.it

Molti, al momento di incassare, scoprono che il buono è prescritto, cioè sono passati troppi anni dalla scadenza. A quel punto, Poste Italiane può rifiutare il pagamento. E spesso lo fa. A quel punto inizia una corsa a capire chi ha ragione: il risparmiatore che ha conservato con cura quel documento, o l’ente che applica regole ben precise?

Quando la scadenza cancella tutto: perché il buono postale può non valere più nulla

Non tutti sanno che il buono fruttifero non è un assegno o una cambiale. Non basta averlo tra le mani per avere diritto al rimborso. È un documento che indica chi è legittimato a incassare, ma non riporta tutte le condizioni. Queste sono scritte nei decreti ministeriali pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, e valgono anche se l’impiegato allo sportello non le ha spiegate.

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Quando la scadenza cancella tutto: perché il buono postale può non valere più nulla-trading.it

Uno degli errori più frequenti è pensare che le Poste debbano avvisare quando un buono sta per scadere. In realtà, la legge non prevede alcun obbligo di notifica. La durata è fissata, di solito in 20 anni, e dopo 10 anni dalla scadenza si perde ogni diritto di rimborso. È il cosiddetto termine di prescrizione decennale. Una regola che, se ignorata, può far perdere migliaia di euro.

Una sentenza (n.11) del Tribunale di Castrovillari, nel 7 gennaio 2025, ha chiarito un punto importante: chi chiede il pagamento deve dimostrare di avere ancora diritto a incassare. Se il titolo è scaduto, Poste può legittimamente rifiutarsi di pagare. E non serve che dimostri altro.

Durante la pandemia, i termini di prescrizione erano stati sospesi, ma solo fino al 31 luglio 2021. Dopo quella data, tutto è tornato a funzionare come prima. Oggi chi invoca ancora l’emergenza sanitaria per giustificare il ritardo viene quasi sempre respinto.

Gli errori che costano caro: cosa bisogna sapere prima di andare in Posta

Molti risparmiatori si presentano allo sportello convinti che basti mostrare il buono per ottenere il rimborso. Ma la legge è chiara: il cittadino deve informarsi in autonomia sulle condizioni. Anche se manca il foglio informativo, contano solo i regolamenti ufficiali. Per questo è importante conoscere in anticipo la durata e la scadenza del titolo.

Un caso tipico riguarda gli eredi. Quando il buono è intestato a una persona deceduta, bisogna prima dimostrare di essere legittimi successori e poi controllare che il titolo non sia prescritto. In molti casi, si scopre troppo tardi che il termine è già passato da anni.

Alcune serie di buoni, come la famosa “Q/P”, hanno creato confusione. Riportavano sul retro tassi di interesse diversi da quelli fissati nei decreti. In certi casi i giudici hanno dato ragione ai risparmiatori, ma solo quando era possibile provare l’ambiguità del contratto.

Infine, chi riceve un decreto ingiuntivo da parte di Poste e vuole opporsi, deve sapere che si apre un vero processo. E solo se le due parti discutono esattamente dello stesso bene, in questo caso il denaro del buono, si può presentare una contro-richiesta. Altrimenti la domanda non viene accolta.

Chi oggi ha tra le mani un buono postale deve agire in fretta. Le regole non perdonano disattenzioni, e la memoria, da sola, non basta a far valere un diritto. In questi casi, conoscere la normativa è l’unico modo per non perdere tutto. Meglio controllare oggi, che ritrovarsi domani con un titolo senza più valore.

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