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Posto di blocco: WhatsApp è la prima cosa che controllano, cosa si rischia

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Se credete che ad un posto di blocco non ci possano controllare il cellulare, vi sbagliate di grosso: perché potrebbero multarci.

Le forze dell’ordine possono controllare il nostro cellulare durante un posto di blocco, e non perché hanno il dubbio che lo stiamo usando alla guida. Cosa cercano davvero e quale multa potremmo pagare.

Posto di blocco: WhatsApp è la prima cosa che controllano, cosa si rischia – trading.it

“Patente, libretto e smartphone”. Tutto ci aspetteremmo ad un normale posto di blocco, tranne di dover dare il cellulare alle forze dell’ordine. Tutto normale per le prime due richieste ma la terza? Che cosa potranno mai scoprire di così grave sul nostro telefono? Sarà perché hanno il dubbio che abbiamo visto la pattuglia appostata e abbiamo avvisato altri automobilisti della loro presenza come si fa di solito con gli abbaglianti che si accendono e si spengono?

Escludiamo subito l’ipotesi perché non è prevista dalla legge. Partecipare a chat in cui si avvisano altri utenti della presenza di un posto di blocco, potrebbe diventare un’interruzione di pubblico servizio, questo perché il sequestro dello smartphone potrebbe avvenire in caso di incidenti gravi come prova degli ultimi momenti vissuti prima del sinistro. Ma la verità è che il problema è un altro, potrebbero multarci fino a 3.000 euro.

Possono controllarci WhatsApp ad un posto di blocco: cosa stanno cercando

Ad un normale posto di blocco, oggi potrebbero anche chiederci di mostrare il cellulare. La legge lo consente, ma solo per scoprire se stiamo facendo una cosa illegale. Che, come abbiamo visto, non è segnalare ad altri la presenza delle forze dell’ordine, ma è un qualcosa che in qualche modo gli si avvicina. Parliamo di WhatsApp.

Possono controllarci WhatsApp ad un posto di blocco: cosa stanno cercando – trading.it

Quello che controlleranno le forze dell’ordine ad un posto di blocco è se facciamo parte di una chat in particolare: quella riferita all’avvistamento di autovelox, tutor e telelaser presenti nelle vicinanze. In questo caso stiamo commettendo un reato, punibile con una sanzione amministrativa da 825 a 3.305 euro. Ma come la mettiamo con la privacy? La norma punisce coloro che segnalano o fanno uso di dispositivi che informano della presenza e dunque consentono la localizzazione delle postazioni di controllo elettronico della velocità. Le Forze dell’Ordine possono controllare il contenuto degli smartphone e non andrebbero a violare nessuna riservatezza perché tali chat possono mettere in pericolo il servizio pubblico offerto della Polizia stessa.

Tramite chat – succede soprattutto su Telegram ma anche su WhatsApp – gli automobilisti si scambiano informazioni sulla presenza di pattuglie, autovelox e altri tipi di controlli stradali. Di fatto, un abuso che le autorità non possono tollerare e che puniscono con multe salatissime. Come detto, non è invece sanzionabile l’adesione alla chat che segnala il posto di blocco o la presenza di una pattuglia ai margini della strada, senza autovelox.

Rinaldo Ricci

Giornalista pubblicista dal 2002, scrivo da quando ero bambino e non ho mai smesso di farlo, né mai smetterò. Faccio parte di questa azienda dal 2019 e mi occupo di vari argomenti, mi piace parlare con la gente e non solo raccontare le notizie. Padre felice di due ragazze meravigliose

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