Due prestazioni assistenziali possono sembrare la soluzione perfetta per chi vive con poco, ma quando entrano in gioco regole e soglie, la realtà può cambiare. Assegno sociale e Assegno di inclusione sono compatibili, ma non sempre si traducono in un reale vantaggio economico. Basta poco per modificare gli equilibri: una nuova entrata, una soglia superata, un ricalcolo dell’ISEE. Le conseguenze possono essere inaspettate, anche per chi ha sempre percepito entrambe le misure senza problemi. Attenzione a quello che succede quando l’Assegno sociale entra nel quadro economico del nucleo familiare: cambiano i conti, e anche gli importi.
Non è raro che chi riceve l’Assegno di inclusione si interroghi, al compimento dei 67 anni, sulla possibilità di ottenere anche l’Assegno sociale. L’idea di cumulare le due prestazioni sembra vantaggiosa, soprattutto se il bilancio familiare è tirato.

Tuttavia, dietro la compatibilità formale si nascondono effetti pratici rilevanti. Molti, dopo aver fatto domanda per l’Assegno sociale, si trovano con un Assegno di inclusione ridotto, o addirittura sospeso.
Questo avviene perché l’Assegno sociale viene considerato un reddito a tutti gli effetti nel calcolo dell’ADI. L’INPS ricalcola l’intera situazione economica del nucleo familiare, aggiornando l’ISEE e verificando le nuove soglie. Se l’importo complessivo supera certi limiti, l’ADI diminuisce o si annulla. Per questo, anche se la legge non vieta la cumulabilità, nella pratica i due strumenti interagiscono e si condizionano a vicenda.
Compatibilità e conseguenze economiche: cosa succede davvero quando si sommano le due prestazioni
Sulla carta, Assegno sociale e Assegno di inclusione possono essere percepiti insieme. L’INPS non impedisce di presentare la domanda per l’Assegno sociale se si è già beneficiari dell’ADI. Tuttavia, la compatibilità non garantisce un beneficio economico aggiuntivo. Quando una delle due prestazioni entra nel calcolo del reddito familiare, può modificarne l’equilibrio complessivo.

L’Assegno di inclusione è una misura di integrazione che tiene conto del reddito, dell’ISEE e della composizione del nucleo. Quando si aggiunge l’Assegno sociale, che nel 2025 ammonta fino a 538,69 euro al mese, l’INPS considera quell’importo come reddito. Di conseguenza, il sistema aggiorna l’ISEE e può ridurre l’ADI.
Un esempio chiarisce la dinamica: una persona riceve 480 euro al mese di ADI. Compiuti i 67 anni, ottiene anche l’Assegno sociale. Dopo il primo mese, l’importo dell’ADI scende a 200 euro. Questo perché l’aggiunta dell’Assegno sociale ha innalzato il reddito familiare, facendo superare le soglie stabilite. In altri casi, il calo può essere ancora più netto, fino all’azzeramento del contributo.
Non tutte le prestazioni vengono conteggiate come reddito, ma l’Assegno sociale sì. Questo lo rende una variabile decisiva. La presenza di altri familiari, la scala di equivalenza e le detrazioni possibili possono influenzare notevolmente il risultato finale. Ogni caso è unico e richiede un’analisi personalizzata.
Importi, soglie e valutazioni: quando conviene davvero presentare entrambe le domande
Per il 2025, l’Assegno sociale ha un tetto annuo di 7.002,97 euro per i singoli e 14.005,94 euro per le coppie. Il valore mensile pieno è di 538,69 euro per 13 mensilità. Tuttavia, se il richiedente ha già altri redditi, l’importo dell’Assegno sociale si riduce. Questo vale anche per chi riceve contributi familiari o prestazioni diverse. Il rischio è di aspettarsi due prestazioni piene e riceverne invece una ridotta e l’altra azzerata.
L’unico modo per evitare sorprese è simulare in anticipo l’impatto della nuova prestazione sull’ISEE e sull’ADI. Lo si può fare online tramite il sito INPS oppure con l’aiuto di un CAF. Una verifica preventiva consente di capire se effettivamente conviene presentare domanda per entrambe le misure, oppure se è preferibile puntare su una sola.
Alcune situazioni, come quelle dei nuclei familiari numerosi o delle persone sole con basso ISEE, possono beneficiare pienamente della cumulabilità. Ma in altri casi l’effetto netto è neutro, o addirittura negativo. Valutare attentamente le soglie e gli importi previsti è fondamentale per evitare decisioni che, pur legittime, si rivelano svantaggiose sul piano pratico.