C’è chi insegue entrate regolari e chi preferisce rischiare per un guadagno più corposo. Due titoli di Stato raccontano due modi diversi di guardare al futuro finanziario. Cedole più alte e stabilità da una parte, prezzo basso e potenziale rialzo dall’altra. Sullo sfondo, lo stesso orizzonte temporale ma percorsi che parlano lingue diverse, con rendimenti e rischi che si intrecciano in modo intrigante.
Numeri alla mano, non si tratta solo di calcoli. Dietro ogni dato c’è una filosofia di investimento, un modo di rapportarsi al tempo e alle oscillazioni del mercato. Nel primo caso la solidità è al centro: un flusso cedolare consistente rassicura e attenua la sensibilità ai tassi.

Nel secondo, invece, la logica è quella dell’attesa di un recupero: si rinuncia a una cedola generosa, puntando su un movimento del prezzo capace di sorprendere. Due strade, due approcci, una stessa moneta chiamata rendimento.
La forza tranquilla del BTP 3,1% marzo 2040
Il BTP 3,1% marzo 2040 gioca la carta della regolarità. Con una cedola annua del 3,10 %, garantisce flussi stabili che, al netto delle imposte, si traducono in un rendimento del 3,45%. Il prezzo di mercato, vicino alla pari (91,95), riduce la volatilità e rende la gestione più prevedibile. La duration modificata di 11,07 significa una minore esposizione ai movimenti dei tassi, qualità che in periodi incerti diventa un punto di forza.

Chi lo sceglie privilegia la prevedibilità delle entrate e la minore sensibilità alle oscillazioni, senza inseguire colpi di scena. È un titolo che non vive di adrenalina ma di costanza, pensato per chi valuta la sicurezza come elemento chiave del rendimento complessivo. Un approccio che non esclude guadagni, ma li affianca a una gestione più serena, lontana dagli sbalzi repentini tipici dei titoli più sensibili ai mercati.
L’azzardo calcolato del BTP 1,8% marzo 2041
Sul fronte opposto si trova il BTP 1,8% marzo 2041, che attira per il prezzo decisamente più basso: 75,58. Qui la cedola, più modesta, non è il cuore della strategia. Il rendimento lordo del 3,95% – 3,68% netto – deriva in gran parte dalla prospettiva di un recupero del prezzo fino alla pari a scadenza. In altre parole, il potenziale guadagno è legato al capitale e non alla cedola.
Ma c’è un prezzo da pagare: la duration modificata di 12,62 lo rende più sensibile ai movimenti dei tassi. Un taglio dei rendimenti di mercato potrebbe generare un’impennata di valore, ma un rialzo improvviso potrebbe erodere buona parte dei vantaggi attesi. È il titolo di chi non teme la volatilità e cerca occasioni, accettando il rischio che il mercato non vada nella direzione sperata.
Questa dinamica lo trasforma in un investimento da osservare con attenzione: se il contesto dei tassi si muove a favore, può regalare soddisfazioni superiori al fratello maggiore del 2040. Ma se il vento cambia, la cedola più bassa lascia meno margine di compensazione.
Due percorsi diversi, stesso traguardo temporale. In entrambi i casi la chiave è saper leggere il contesto e allineare le caratteristiche del titolo al proprio orizzonte di rischio. La domanda, a conti fatti, non è quale sia migliore, ma quale dialoga meglio con l’idea che ciascuno ha del proprio futuro finanziario.