Cosa è meglio chiedere: la pensione di invalidità civile o l’assegno ordinario di invalidità? Guida per capirlo.
Ad ognuno la condizione che gli permette di avere maggiori vantaggi: la pensione di invalidità e l’assegno ordinario di invalidità non sono la stessa cosa, di conseguenza concernono situazioni differenti che non sono floride a prescindere per chiunque. Dall’analisi delle caratteristiche è possibile comprendere cosa giova e cosa no ai percettori, ecco come si può scegliere.
Si parte dalle differenze chiave tra la pensione di invalidità civile e l’assegno ordinario di invalidità, perché è bene evidenziare che si parla di due strumenti che divergono in relazione alla natura, ai requisiti e alle condizioni di erogazione in merito alle prestazioni in questione.
Con la pensione di invalidità civile si ha a che fare con una prestazione assistenziale erogata dall’INPS a quelle che sono persone con invalidità certificata tra il 74% e il 99%. Questa è destinata anche a chi presenta dei requisiti reddituali specifici, s’intendono dei limiti di reddito, e condizioni che non richiedono contributi di lavoro.
Segue inoltre che l’importo è generalmente fisso e non legato ai contributi versati, ciò è incompatibile con le altre prestazioni previdenziali in molti casi, e non richiederebbe essere lavoratori o aver versato contributi. Inoltre è rivolta a invalidi civili che hanno bisogno di un sostegno economico data la loro condizione di disabilità.
Dopo aver presentato la pensione di invalidità civile, si passa all’analisi concreta delle differenze che questa ha con l’assegno ordinario di invalidità, che appunto non è la stessa cosa. Non è perché si nominino termini simili che si ha a che fare con due strumenti uguali. Infatti, dalle caratteristiche e dall’applicazione si comprende appieno che non è così. Decidere quale usare, verrà naturale.
Con l’assegno ordinario di invalidità si ha una prestazione previdenziale “contributiva” sempre erogata dall’INPS e rivolta a lavoratori dipendenti o autonomi con riduzione della capacità lavorativa maggior ai 2/3, cioè si calcola una sorta di 67%. Questo richiede almeno 5 anni di contribuzione, di cui 3 negli ultimi 5 anni, e può essere richiesto anche senza stop dell’attività lavorativa.
Viene riconosciuto per 3 anni a cui è possibile applicare un rinnovo, per divenire definitivo dopo 3 consecutivi. Si sottolinea che l’importo dipende anche dal montante contributivo, e che è cumulabile con i redditi da lavoro entro certi limiti e per come indicato nella dichiarazione dei redditi.
Quale dei due chiedere? La scelta dipende dal profilo lavorativo e contributivo della persona con tanto di percentuale di invalidità. Se non si hanno contributi sufficienti e si è invalidi civili, si sceglie la pensione di invalidità civile. Specie se non si ha un’invalidità certificata alta e c’è bisogno di un sostegno economico senza requisiti contributivi o senza aver lavorato.
Mentre, l’assegno ordinario conviene a chi ha una riduzione della capacità lavorativa, ma ha contributivo e lavorato, pure se continua a lavorare, dato che legato ai contributi versati e può aiutare a raggiungere una pensione completa.
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