Quando il figlio trentenne diventa un vantaggio fiscale: l’opportunità che molti ignorano

Un figlio di 30 anni può davvero offrire vantaggi fiscali? La risposta non è scontata e dipende da una soglia di reddito spesso trascurata. Anche se la detrazione classica sparisce, alcune spese possono ancora essere portate in dichiarazione.

Con la nuova legge di bilancio 2025, cambia il modo di considerare i familiari a carico. Non tutto è perduto: alcune opportunità rimangono per chi sa dove guardare. Le spese sanitarie e per l’istruzione continuano a offrire margini di risparmio. Ma attenzione: non basta la convivenza, serve anche un requisito di reddito preciso.

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C’è chi pensa che, raggiunta una certa età, un figlio non possa più rientrare nel quadro delle agevolazioni fiscali. Ma non sempre è così. Anzi, in alcuni casi, anche un figlio trentenne che vive ancora in casa può aiutare a ridurre l’importo delle imposte dovute.

Questo vale soprattutto quando ci sono spese importanti da affrontare, come quelle mediche o legate agli studi universitari.

Le normative fiscali, si sa, non sono sempre semplici da interpretare. Spesso bastano piccole modifiche per cambiare del tutto il quadro. E questo è proprio il caso della legge di bilancio 2025, che ha ridefinito alcuni parametri legati ai familiari a carico. Ciò che sembrava un diritto perso può, in certi casi, trasformarsi in un’opportunità.

Vale la pena allora approfondire come funzionano oggi le detrazioni per i figli adulti e quali condizioni bisogna rispettare per non perdere questi vantaggi. È una questione pratica, che tocca tante famiglie italiane e che merita di essere chiarita una volta per tutte.

Quando un figlio trentenne è ancora fiscalmente “utile”

La legge n. 207/2024 ha stabilito che la detrazione per figli a carico di 950 euro spetta solo per quelli tra i 21 e i 30 anni. Ma superata questa soglia, il beneficio resta solo se il figlio ha una disabilità riconosciuta ai sensi della legge 104/1992.

Ragazza trentenne
Quando un figlio trentenne è ancora fiscalmente “utile”-trading.it

Tuttavia, anche senza rientrare nella detrazione ordinaria, è ancora possibile detrarre spese sanitarie o scolastiche sostenute per il figlio, se il suo reddito non supera 2.840,51 euro annui. Questa soglia è bassa, ma non irraggiungibile, specialmente per chi è disoccupato o ha lavori saltuari.

Serve però la convivenza con il genitore che effettua la detrazione. E naturalmente è essenziale documentare tutto, dalle spese sostenute al reddito effettivo del figlio, in caso di controlli.

In sostanza, pur in un contesto fiscale che tende a restringere i benefici, ci sono ancora spiragli che, se ben conosciuti, possono essere utili per alleggerire il peso economico familiare.

Le spese detraibili che fanno ancora la differenza

Anche senza la classica detrazione per figli a carico, alcune voci restano ammesse. Tra queste spiccano le spese mediche, detraibili al 19% se superano 129,11 euro. Rientrano in questa categoria visite specialistiche, esami diagnostici, acquisto di farmaci e dispositivi medici.

Anche le spese per l’istruzione possono essere detratte, purché documentate correttamente. Le detrazioni valgono per le tasse universitarie, corsi di formazione e in alcuni casi anche per l’alloggio universitario, sempre che il figlio abbia un reddito molto basso.

Non si tratta solo di recuperare qualche euro, ma di riconoscere che, anche nella complessità delle regole fiscali, esistono ancora strumenti per tutelare le famiglie. Sapere come muoversi è fondamentale per non perdere queste opportunità

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