Guadagnare 2.500 euro al mese con la partita IVA in regime forfettario sembra un obiettivo concreto, ma nasconde più variabili di quanto si immagini. Non basta emettere una fattura alta, serve conoscere bene tasse, contributi e regole del gioco. E spesso la cifra da fatturare è molto più alta del netto desiderato. Il punto è: quanto bisogna davvero incassare per raggiungere quella soglia ogni mese?
Chi lavora in proprio o sta pensando di aprire una partita IVA si confronta presto con una realtà fatta di percentuali e calcoli non proprio intuitivi. Non basta dividere il netto desiderato per i mesi dell’anno per sapere quanto fatturare: il regime forfettario applica un sistema che tiene conto del coefficiente di redditività, dei contributi previdenziali e di una tassazione particolare.

Molti immaginano che, una volta incassati 2.500 euro al mese, la questione sia risolta. Ma in realtà, tra INPS e imposte, il netto si riduce in modo significativo. Ecco perché diventa fondamentale capire bene il meccanismo, così da non ritrovarsi a fine mese con meno di quanto ci si aspetti.
Come funziona il regime forfettario per calcolare il netto
Il regime forfettario è pensato per semplificare la gestione fiscale dei piccoli professionisti e lavoratori autonomi. Si applica un’imposta sostitutiva al posto dell’IRPEF, pari al 15%, ridotta al 5% per i primi 5 anni di attività. Il reddito imponibile, però, non coincide con quanto si fattura, ma si calcola applicando un coefficiente di redditività che varia in base al tipo di attività.

Un professionista con codice ATECO compatibile avrà ad esempio un coefficiente del 78%. Questo significa che solo il 78% dei compensi è considerato imponibile: se si fatturano 4.000 euro, il reddito su cui si calcolano tasse e contributi sarà pari a 3.120 euro.
A questa cifra si applicano i contributi INPS (Gestione Separata, pari al 26,07%) e poi l’imposta sostitutiva. I contributi possono essere dedotti prima del calcolo delle imposte, il che riduce la base imponibile. Tuttavia, restano comunque un costo rilevante per chi vuole portare a casa una cifra netta precisa, come nel caso dei 2.500 euro mensili.
Quanti soldi bisogna davvero fatturare per ottenere 2.500 euro netti
Per sapere esattamente quanti soldi bisogna fatturare per avere 2.500 euro netti al mese, bisogna fare un calcolo “a ritroso”. Prendendo come riferimento un professionista con coefficiente del 78%, soggetto alla Gestione Separata e all’aliquota del 15%, il fatturato necessario si aggira intorno ai 3.660 euro al mese, per un totale annuo di circa 43.920 euro.
Nel caso invece di chi beneficia ancora dell’aliquota ridotta al 5%, la cifra da fatturare scende a circa 3.300 euro mensili, ossia 39.600 euro l’anno. Queste stime includono già l’incidenza dei contributi e dell’imposta, permettendo di raggiungere un netto mensile vicino ai 2.500 euro.
Attenzione però: ogni caso è a sé. Un artigiano o un commerciante, con coefficienti diversi e contributi fissi, avrà numeri differenti. Inoltre, chi ha altri redditi o è iscritto a una cassa previdenziale diversa, dovrà adattare i parametri al proprio contesto.
Ecco perché affidarsi a un consulente fiscale aggiornato o utilizzare strumenti di calcolo affidabili può fare la differenza. La consapevolezza è tutto: fatturare nel regime forfettario in modo efficace significa conoscere le regole, interpretare bene le cifre e non confondere mai il lordo con il netto.