Cosa spinge un risparmiatore a lasciare il sicuro 4% lordo di un conto deposito per tentare l’avventura su un BTP a 3 anni? C’è qualcosa che non torna o forse, proprio per questo, vale la pena guardare meglio.
Alcuni titoli di Stato, a sorpresa, offrono rendimenti effettivi netti che, pur con cedole minime, fanno riflettere. Sembra tutto già deciso, ma in realtà il gioco è apertissimo. E chi è attento, potrebbe notare dettagli che altri trascurano.

Chi è abituato a osservare il mercato con occhio attento sa che non basta guardare la cedola per capire se un investimento in BTP con scadenza residua di 3 anni conviene. Germano, investitore prudente ma curioso, ha messo sotto esame due titoli: il 0.25-BTP-01MZ28 e il 3.4-BTP-01AP28. Al momento ha parcheggiato parte dei suoi risparmi in un conto deposito attivato mesi fa, che gli garantisce il 4% lordo. E poi ha scelto i BOT annuali come soluzione ponte. Ma ora l’attenzione si sposta su orizzonti un po’ più lunghi.
Quel che colpisce è come il primo BTP, nonostante una cedola quasi simbolica, garantisca un rendimento effettivo netto superiore rispetto al secondo, molto più generoso all’apparenza. C’è qualcosa che sfugge? Non proprio. È il gioco tra prezzo d’acquisto e rimborso a fare la differenza. Il primo, acquistato sotto la pari, restituisce a scadenza il valore pieno, offrendo un margine interessante. Il secondo, pur cedolato meglio, si compra sopra quota 103. Il guadagno effettivo, una volta tolte le imposte, è meno sorprendente.
Rendimento effettivo e strategie in attesa della BCE
Nel mondo dei BTP a 3 anni, ogni dettaglio conta. E oggi, anche i piccoli risparmiatori sono più consapevoli. I dati parlano chiaro: il 0.25-BTP-01MZ28 offre un rendimento netto annuo del 2,14%, contro l’1,79% del suo “rivale”. Non è solo una questione di percentuali: incide anche la duration modificata, che indica quanto il prezzo del titolo può variare in base ai tassi. In entrambi i casi siamo sotto i tre anni, ma quel margine può fare la differenza se la BCE deciderà davvero per un taglio.

Germano, che nel frattempo osserva il mercato senza fretta, ha deciso di attendere il prossimo meeting della Banca Centrale Europea. Una mossa prudente, ma non passiva. Se i tassi caleranno, chi avrà già in mano titoli a rendimento fisso potrà trarne vantaggio. Ma se la BCE temporeggia, i prezzi potrebbero ancora scendere. E allora, anche il miglior BTP a 3 anni di oggi, rischia di diventare meno attraente.
Nel frattempo, la media dei conti deposito si sta abbassando, girando tra il 2,5% e il 3% lordo. E i BOT annuali, freschi d’asta, si aggirano intorno all’1,95% lordo. Niente di eclatante, ma nemmeno da scartare. Il punto è capire quando ha senso bloccare un rendimento fisso per tre anni, e quando invece conviene restare liquidi, pronti a cogliere nuove opportunità. Ogni scelta racconta un approccio, non solo un calcolo. E forse, la vera differenza non è nei numeri, ma nel tempo in cui si sceglie di agire.