Rende meno, ma sembra migliore: il caso che confonde gli investitori

Sembra il più conveniente, ma in realtà rende meno. Il paradosso dei titoli con cedola alta sorprende anche gli investitori esperti. Cosa succede davvero quando si confrontano due BTP molto diversi solo in apparenza? Un caso concreto svela la vera natura del guadagno nei Buoni del Tesoro.

Il mondo degli investimenti in BTP è spesso considerato terreno sicuro, un porto tranquillo per chi vuole evitare sorprese. Ma anche in questi territori apparentemente stabili, le sorprese non mancano. Due titoli con scadenza simile, ma cedole molto diverse, possono raccontare storie opposte. Basta poco per scoprire che il vero rendimento non si nasconde nei numeri più alti, ma nelle dinamiche meno evidenti.

Calcolatrice e previsioni
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Chi guarda soltanto alla cedola annuale rischia di farsi ingannare. Un BTP con una cedola più bassa può infatti offrire un guadagno finale più alto rispetto a uno più generoso, proprio perché il mercato livella tutto attraverso il prezzo. E quel prezzo fa tutta la differenza.

Il BTP che promette di più, ma restituisce meno

Nel confronto tra due titoli con scadenza nel 2029, si osservano differenze importanti. Il BTP 3,85% dicembre 2029, acquistato a un prezzo di 105,49, offre un rendimento effettivo netto del 2,1%. Con un investimento di 10.000 euro, si possono acquistare circa 94,85 quote di questo titolo. Dall’altra parte, il BTP 5,25% novembre 2029 si compra a 111,7, ma il rendimento netto effettivo scende a 1,84%, permettendo l’acquisto di circa 89,54 quote con lo stesso importo investito.

Persona che fa i calcoli
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A conti fatti, investendo 10.000 euro, il titolo con cedola più bassa garantisce un ritorno complessivamente superiore. Perché? Perché si è pagato meno per ottenerlo. Il titolo da 5,25% restituisce più interessi annuali, ma quei soldi sono stati anticipati già in fase di acquisto. In altre parole, si è già “pagata” in parte la cedola più alta.

Il mercato, infatti, adegua i prezzi dei titoli affinché risultino competitivi con quelli di nuova emissione o simili per durata. Quindi, più alta è la cedola, più alto sarà anche il prezzo, riducendo il margine di guadagno reale. È un equilibrio automatico che annulla i vantaggi apparenti.

Prezzo, non cedola: è lì che si gioca il vero rendimento

Il concetto chiave da tenere in mente è semplice: il rendimento effettivo è determinato non solo dalla cedola, ma soprattutto dal prezzo d’acquisto rispetto al valore di rimborso a scadenza. Entrambi i titoli saranno rimborsati a 100, ma il secondo è stato pagato molto di più. E questo fa scendere il rendimento finale.

Anche la duration modificata, simile per entrambi i titoli (circa 4 anni), mostra che il rischio legato alle variazioni dei tassi è praticamente uguale. Ciò che cambia è il rapporto tra costo e redditività.

Guardando bene, il titolo meno appariscente è quello che lascia in tasca di più. E qui si rivela una verità importante: nelle obbligazioni, il guadagno non è sempre dove brilla di più. È nel dettaglio, nel prezzo, nell’equilibrio che il mercato impone. E a volte, ciò che sembra un affare si rivela solo una promessa già pagata.

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