Una differenza che non passa inosservata: quando si parla di rendimenti, i BTP a 4 anni lasciano poco spazio ai dubbi. Mentre i Buoni Fruttiferi Postali mantengono la loro immagine rassicurante, i numeri raccontano un’altra storia. Lontani dalle promesse di guadagno facile, questi titoli di Stato si posizionano oggi come una delle opzioni più solide e vantaggiose nel panorama degli investimenti a medio termine.
Per chi ha qualche risparmio messo da parte, la tentazione di farlo fruttare è sempre lì. Ma la paura di sbagliare, di esporsi troppo o di vincolare i soldi per troppo tempo frena molte decisioni. Da un lato ci sono strumenti ultra conservativi come i Buoni Fruttiferi Postali, dall’altro soluzioni più “strutturate” ma altrettanto sicure, come i BTP con scadenza nel 2029.

Non si tratta di titoli esotici o riservati a professionisti della finanza. Sono strumenti semplici, garantiti dallo Stato, e oggi rappresentano una scelta interessante per chi cerca un compromesso tra redditività e tranquillità.
Quello che sorprende, mettendo i numeri uno accanto all’altro, è quanto il rendimento possa variare tra due prodotti pensati entrambi per l’investitore prudente. E mentre i buoni postali continuano a essere apprezzati per la loro flessibilità, il confronto con i BTP a 4 anni mette in evidenza una distanza che si fa sempre più difficile da ignorare.
Il rendimento dei BTP 2029 è il vero punto di svolta
Un’occhiata ai dati ufficiali dell’Agenzia del Tesoro aiuta a farsi un’idea concreta. Il BTP 3,35% con scadenza 1 luglio 2029, ad esempio, se acquistato a 102,90 euro, garantisce un rendimento netto annuo attorno al 2,85%. Il BTP 2,80% con scadenza 15 giugno 2029 si posiziona poco più in basso, con un rendimento netto del 2,42%. Anche il BTP 3,00% di agosto 2029, acquistabile a 101,89, non delude, con un rendimento netto vicino al 2,58%.

Questi titoli non offrono solo le cedole semestrali, ma anche un piccolo vantaggio in termini di premio implicito: la differenza tra prezzo di acquisto e valore nominale a rimborso aggiunge qualche decimale interessante al rendimento complessivo. E la tassazione al 12,5%, identica a quella dei buoni postali, permette di mantenere un buon margine netto.
A fronte di tutto questo, un investimento di 10.000 euro può generare, in quattro anni, guadagni netti superiori ai 1.000 euro. Un risultato che cambia l’orizzonte, soprattutto se confrontato con i rendimenti degli strumenti alternativi più diffusi.
Buoni Fruttiferi Postali: flessibili, sì, ma a che prezzo?
I Buoni Fruttiferi Postali, come il 4 anni Plus o il Buono Rinnova, offrono rendimenti fermi all’1,25% lordo annuo. Un valore che, al netto della tassazione, si traduce in circa lo 0,94% effettivo. La loro principale attrattiva rimane la possibilità di rimborso anticipato senza penali. Ma a conti fatti, questa flessibilità costa cara in termini di guadagno.
Un esempio pratico? Con 10.000 euro investiti, il rendimento netto dopo quattro anni non arriva nemmeno a 400 euro. Meno della metà rispetto a quanto si potrebbe ottenere con un BTP 2029. Inoltre, molti dei buoni oggi disponibili sono accessibili solo in determinate condizioni, come il reinvestimento da precedenti buoni o la sottoscrizione online.
Il problema non è la sicurezza: entrambi i prodotti sono garantiti dallo Stato. La vera differenza è la prospettiva. I BTP a 4 anni richiedono un impegno più rigido, ma offrono una remunerazione nettamente superiore. Chi può pianificare con precisione e non ha bisogno di liquidità immediata, oggi ha una scelta molto più vantaggiosa davanti agli occhi.