Continuano le vendite sulle obbligazioni con gli investitori sorpresi da un’inflazione senza sosta, con le banche centrali pronte a ridurre velocemente la liquidità nel sistema.
Il Btp decennale italiano è passato dall’1,219% di inizio anno al 2,507% di oggi, più che raddoppiando il rendimento. L’analogo titolo di Stato Usa rende oggi intorno al 2,8% rispetto al 1,62% di gennaio.
Lo stesso accade per le emissioni a 5, 10 e 30 anni con rendimenti piuttosto simili, a dimostrazione del sentiment negativo per il futuro della crescita economica. In questi giorni i mercati hanno scontato la pubblicazione di un dato importante, quello relativo ai prezzi di marzo negli Stati Uniti. Accelera ancora l’inflazione negli Stati Uniti a marzo 2022 con i prezzi al consumo che hanno registrato un incremento dell’1,2% su base mensile in linea con le aspettative.
Tra i comparti che hanno contribuito maggiormente agli aumenti ci sono i carburanti e il mercato immobiliare. I primi aumentati del 18,3% a marzo hanno influito su più del 50% di tutte le voci nel paniere. In generale l’indice energetico USA è aumentato più di un terzo con un’inflazione che su base annua è stata dell’8,5%. Il dato è superiore al +7,9% del mese precedente e al +8,4% rispetto alle attese.
Il dato rappresenta il valore più alto dal dicembre 1981. A esclusione delle componenti più volatili quali cibo ed energia l’inflazione aumenta invece di appena lo 0,3% su base mensile. Il dato sull’inflazione core testimonia come la guerra commerciale con la Russia abbia influito a cascata sui prezzi di numerosi altri beni. Tra gli aumenti più evidenti il comparto immobiliare, con un’ampia serie di altri indici che hanno contribuito all’aumento dell’inflazione core: tariffe aeree, l’assistenza medica e l’assicurazione dei veicoli a motore.
La Federal Reserve intanto sta dando la priorità della sua politica economica al rallentamento dell’inflazione, lasciando al suo corso l’aumento dei tassi e l’occupazione. La vendita dei titoli del Tesoro partita a inizio gennaio sta ponendo fine alla corsa alle obbligazioni durata quasi cinquant’anni, con i rendimenti del titolo a 10 anni saliti sopra il 2,80%, ai massimi da dicembre 2018. La nuova realtà del mercato obbligazionario sconta in modo inequivocabile l’avversione al rischio degli investitori, frustrati e certi che l’imprevedibile è oggi troppo spesso dietro l’angolo.
La liquidazione delle obbligazioni statunitensi si è riversato su altri mercati. In Europa il Bund tedesco a dieci anni ha visto il rendimento salire dal -0,12% di inizio anno all’attuale 0,861%, mentre il titolo giapponese con scadenza al 2032 è salito allo 0,24%, avvicinandosi al tetto dello 0,25% fissato dalla banca centrale.
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