Riforma fiscale: sconti e tasse a rate, le novità per chi presenta questa documentazione

Cosa succede quando un’impresa locale non riesce a pagare l’IMU o la TARI ma è ancora viva e combattiva? Una nuova norma promette di cambiare tutto, ma riguarda solo chi attraversa una vera tempesta. Una novità passata quasi in sordina potrebbe rappresentare una svolta concreta nel rapporto tra fisco e imprese. Mentre molti si concentrano su grandi riforme, c’è una misura meno evidente, ma potenzialmente salvavita, per tante attività in difficoltà. Una breccia si è aperta nel muro di rigidità che ha sempre distinto i tributi locali da quelli statali. Dietro questa apertura si cela una novità destinata a rimettere in moto economie locali e imprese che rischiavano la chiusura.

Non sempre una crisi equivale a fallimento. A volte basta una stagione andata male o il ritardo nei pagamenti dei clienti per far traballare l’equilibrio di un’attività. Fino a poco tempo fa, l’unica risposta da parte dei Comuni era una cartella esattoriale, seguita da pignoramenti.

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Nessuna possibilità di trattativa. I tributi locali come IMU e TARI erano considerati intoccabili, inaccessibili a qualsiasi forma di flessibilità. Anche in presenza di piani di ristrutturazione del debito, i funzionari pubblici non potevano fare concessioni.

Ora, con la nuova riforma fiscale, si apre uno spiraglio. Le imprese che attraversano una crisi economica, riconosciuta dalle procedure previste dal Codice della crisi, potranno negoziare con Comuni, Regioni e Province una dilazione o una riduzione del debito. Si tratta di un cambiamento che, se applicato bene, potrà salvare attività altrimenti destinate alla chiusura.

Una nuova strada per chi è in difficoltà con IMU e TARI

La riforma fiscale approvata il 5 agosto ha introdotto un’importante novità: per la prima volta, anche i debiti legati ai tributi locali come IMU e TARI potranno essere oggetto di transazione, ma solo per chi avvia procedure di composizione della crisi previste dal Codice della crisi d’impresa. Finora questo era possibile solo per le imposte statali come IRPEF o IVA.

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La norma prevede che l’ente impositore locale, Comune, Provincia o Regione,  possa sedersi al tavolo con l’impresa in crisi e valutare un piano di rientro. La trattativa può includere sia la rateizzazione sia un possibile abbattimento parziale del debito. È una vera svolta per realtà imprenditoriali che rischiavano di fallire semplicemente perché non riuscivano a onorare un’imposta locale in un momento difficile.

Pensiamo al caso di un piccolo hotel che, dopo una stagione negativa, accumula debiti su IMU e TARI. In passato, l’unica via era il pagamento immediato o il pignoramento. Oggi, con le nuove regole, può attivare una procedura di composizione negoziata della crisi, presentare un piano di rientro al Comune e ottenere una soluzione sostenibile, magari con pagamenti distribuiti in più anni.

Cosa serve ancora per rendere tutto operativo

La norma esiste, ma non è ancora attiva. Si tratta infatti di una legge delega: il vero cambiamento avverrà solo con i decreti attuativi, che dovranno essere emanati entro il 29 agosto 2026. Saranno questi a definire le regole precise, come i criteri per accedere alla misura, i limiti di debito trattabile, le garanzie per gli enti locali e le modalità con cui gli accordi potranno essere gestiti.

Oggi, quindi, non è ancora possibile fare richiesta al Comune per la rateizzazione di IMU o TARI in base a questa norma. Ma si è rotto un principio che sembrava intoccabile: quello dell’indisponibilità del credito locale. È un passo avanti verso un fisco più vicino alla realtà delle imprese, capace di distinguere chi evade da chi è semplicemente in difficoltà.

La sfida sarà trasformare questo principio in una prassi concreta. Se il meccanismo funzionerà davvero, potrebbe cambiare per sempre il modo in cui le piccole imprese si rapportano con il fisco locale.

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