Il Governo sta pensando all’introduzione di Quota 41 flessibile, per consentire a una vasta platea di lavoratori l’uscita anticipata.
Il sistema previdenziale italiano contempla una serie di strumenti di pensionamento anticipato. Oltre alla pensione anticipata ordinaria, accessibile a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini o a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, è possibile beneficiare di Quota 103 (con 62 anni di età e 41 di contributi), di Opzione Donna e dell’Ape sociale (riservata ad alcune categorie di lavoratori, come invalidi, caregivers, disoccupati e addetti a mansioni usuranti).

La Legge di Bilancio 2026 potrebbe prevedere delle importanti novità in vista della futura riforma delle pensioni. Oltre all’abolizione (quasi certa) di Quota 103, Opzione donna e Ape sociale, si sta diffondendo l’ipotesi di un nuovo strumento di uscita anticipata: Quota 41 flessibile. In cosa si differenzierebbe dalle altre misure?
Quota 41 flessibile dal 2026? Ecco i vantaggi della misura che sostituirà Quota 103
Come abbiamo anticipato, la maggior parte delle forme di flessibilità in uscita non sono strutturali ma sono state introdotte in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2025. Per questo motivo, molto probabilmente verranno soppresse dal prossimo anno. Al loro posto, il Governo sta pensando a soluzioni in grado di soddisfare le esigenze di un numero maggiore di lavoratori.

Chi, entro tale data, avrà maturato i requisiti richiesti potrà, ovviamente, cristallizzare il diritto e andare in pensione anche negli anni seguenti. L’ipotesi più plausibile per sostituire gli strumenti abrogati è l’introduzione della cd. Quota 41 flessibile. L’Esecutivo sarebbe al lavoro per la definizione dei dettagli, soprattutto per stabilire la compatibilità con le risorse economiche a disposizione. Al momento, è possibile anticipare che i requisiti per beneficiarne sarebbero gli stessi di Quota 103 e, cioè, 62 anni di età e 41 anni di contributi.
La differenza tra le due misure risiederebbe nella penalizzazione sull’assegno previdenziale spettante. Uscendo dal lavoro con Quota 103, infatti, si applica il ricalcolo secondo il metodo contributivo puro, con un taglio superiore al 12%. Con Quota 41 flessibile, invece, la riduzione della prestazione sarebbe pari a un importo fisso del 2% all’anno, fino alla maturazione dell’età per accedere alla pensione di vecchiaia, ossia fino a 67 anni. In pratica, la penalizzazione non sarebbe superiore al 10%. La scelta su quale delle misure a disposizione sia da prediligere dovrà essere effettuata verificando i reali vantaggi per i lavoratori coinvolti.