Il mercato energetico è reso instabile per gli strozzamenti alle forniture e per gli interventi diretti atti a modificare il prezzo di scambio sul mercato europeo di petrolio e gas.
Gazprom ha annunciato che a causa di una perdita d’olio i lavori di manutenzione saranno prolungati a tempo indeterminato. È nel concreto l’annuncio di uno stop completo delle forniture.
Per il momento la presidente della Commissione Ue von der Leyen rimane delle ferma convinzione che è tempo di un tetto al prezzo del gas dei gasdotti russi. Non solo gas ma anche il petrolio è dentro l’accordo dei ministri delle finanze del G7 per imporre un price cap e calmierare così la corsa dei prezzi.
Le operazioni di Nord Stream che sarebbero dovute terminare questa settimana e riprendere l’attività sabato mattina sono rimaste ferme in coincidenza a queste dichiarazioni. Gazprom fa presente che “fino a quando non saranno eliminati i problemi sul funzionamento delle apparecchiature “il trasporto del gas al gasdotto Nord Stream è stato completamente interrotto”.
Tutto si muove sullo sfondo in conflitto in Ucraina, con l’invasione delle truppe di Mosca in corso da oltre 6 mesi. Questo incoraggia una maggiore coalizione dei Paesi occidentali volta a limitare il più la capacità della Russia di finanziare la sua guerra.
Da sabato, dunque, salvo sorprese, il mercato continuerà a scontare sul prezzo la nuova riduzione dell’offerta. Il gas Ttf di Amsterdam è arrivato a sfiorare i 350 euro al megawatt; una cifra esorbitante se si pensa che solo un anno fa i contratti venivano scambiati a poco più di 25 euro al MWh. Al momento il prezzo è rientrato con settimana di contrattazioni che si ha chiusa a 212 euro.
L’impennata dei prezzi del gas che sta compensando il calo dei volumi ha avuto un prezzo che è in media sette volte superiore a quelli del 2016-2019. Il gas russo è un’arma ideale di ritorsione; i Paesi europei si sono preparati ma non hanno considerato la durata dell’emergenza.
La Russia può permettersi di chiudere i rubinetti del gas all’Europa per un anno con poche conseguenze economiche. Mosca ha la forza di mantenersi in attivo grazie a un prezzo esorbitante che compensa la riduzione delle vendite. Nonostante questo secondo le fonti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, l’Agenzia Internazionale per l’Energia e la Banca Centrale Russa l’economia russa ha subito ingenti danni e può concretamente entrare in recessione nel 2023.
Il secondo trimestre 2022 è stato forse il più incisivo dal punto di vista degli effetti delle sanzioni. Il Pil russo è stimato in calo del 4,9% e subisce secondo le stime della ricerca una riduzione del 40% dei ricavi da petrolio e gas.
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