Chi ha detto che scegliere dove mettere i propri soldi debba essere noioso? C’è chi si affida sempre agli stessi strumenti convinto di andare sul sicuro, anche a costo di rinunciare a qualcosa in più. Ma cosa succede quando si presenta un’alternativa che sembra simile, ma in realtà nasconde un piccolo colpo di scena?
Un confronto tra rendimenti può rivelare molto più di quanto si immagini. Parliamo di scelte, abitudini dure a morire e pregiudizi che ancora oggi influenzano tanti risparmiatori italiani. Cosa succede quando passato e presente si scontrano sul campo del rendimento? Il protagonista è un investitore tipo che tutti conoscono, forse perché lo siamo stati un po’ tutti.
Non è un nome inventato. Vincenzo è un uomo vero, di settant’anni, che ha sempre scelto buoni fruttiferi postali o BTP. Per lui non esiste altro. La Borsa è qualcosa da cui stare alla larga, per esperienza diretta. Nel 2000 aveva puntato su titoli tech e ha perso quasi tutto. Da allora, diffida di ogni proposta che sembri anche solo lontanamente “rischiosa”. Anche se le statistiche dicono che i mercati, nel lungo periodo, tendono a salire. Vincenzo non vuole sentire ragioni: preferisce strumenti semplici, chiari, con una scadenza definita. Ora ha davanti due opzioni: il buono postale 4 anni Plus o il BTP 0,45% 2029. E la domanda torna sempre quella: dove vanno oggi 10.000 euro?
Il buono postale 4 anni Plus parla la lingua di Vincenzo. Nessuna cedola, nessuna complicazione: si investe e si aspetta. Dopo quattro anni, i 10.000 euro diventano 10.445,77 euro. Il tasso netto annuo è circa l’1,1%. È poco, ma sicuro. Nessuna sorpresa, nessuna volatilità. Basta conservare il titolo e lasciarlo maturare. L’investimento ideale per chi non vuole grattacapi.
Il BTP 0,45% 2029, invece, offre un percorso un po’ più articolato. Paga una cedola dello 0,45% ogni sei mesi, ma oggi si compra sotto la pari, a 93,17. Questo significa che, oltre agli interessi, si guadagna anche sul rimborso finale, che è al 100. Il rendimento complessivo è intorno al 2,3% netto annuo, quindi ben superiore al buono postale. In cifre? Con i BTP, 10.000 euro arrivano a circa 10.955 euro, cedole comprese.
Ecco, quindi, il punto in cui i numeri parlano chiaro. Ma non è detto che convincano. Perché spesso, quando si è stati scottati, anche uno strumento sicuro come un BTP può sembrare poco familiare. Nonostante i dati, per Vincenzo la semplicità ha ancora il suo peso. La differenza tra i due strumenti c’è, si vede, ma richiede attenzione. Servono occhi lucidi e mente fresca per valutare con serenità. E lui, per ora, ci farà una bella dormitina sopra. La decisione può aspettare, anche se, chissà, chi sta leggendo forse la sua l’ha già fatta.
Certe volte non è questione di calcoli, ma di testa e di cuore. La fiducia gioca un ruolo che i numeri non sanno rappresentare. Per molti risparmiatori, quello che fa la differenza non è il rendimento finale, ma la sensazione di controllo, di prevedibilità. Il buono postale non spaventa, non cambia prezzo, non ha quotazioni da seguire. Il BTP, sebbene sicuro, ha meccanismi che vanno capiti: cedole, ratei, prezzo di acquisto. Tutti elementi che, per alcuni, sono già un deterrente.
Non è solo una questione generazionale. È uno stile. Quello che conta è sentirsi a proprio agio con la scelta fatta. Anche se ciò significa accontentarsi di un rendimento più basso.
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