Se un figlio invalido perde il genitore, può avere due pensioni? Ecco cosa dice l’INPS

Una storia che inizia con una malattia e finisce con un dubbio che tocca il cuore. Quando un genitore riceve la pensione di inabilità e poi viene a mancare, chi resta si ritrova davanti a una domanda che non è solo burocratica, ma profondamente umana: cosa succede adesso?

Se il figlio è anch’egli invalido e vive già con una prestazione previdenziale, è ancora possibile accedere alla pensione di reversibilità? Le risposte non sono sempre scritte in modo chiaro. Ma tra numeri, circolari e limiti, si nasconde una certezza: ogni persona fragile ha diritto a essere protetta. Serve solo saper leggere le regole nel modo giusto, senza perdere di vista ciò che davvero conta: il bisogno di sicurezza, quando tutto il resto viene meno.

Disabile
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La malattia non avvisa. Arriva e cambia tutto, spesso senza lasciare spazio per pensare. Un padre o una madre che fino a poco tempo prima lavorava, si ritrova impossibilitato a continuare. Il riconoscimento della pensione di inabilità rappresenta una conquista, ma anche un’ammissione: la capacità lavorativa è persa per sempre. Si entra in un sistema di tutele economiche che, seppur limitate, garantiscono un minimo di serenità. Ma quando quel genitore scompare, resta il vuoto. E con quel vuoto, riaffiorano i conti da fare, le carte da compilare, i diritti da capire. Soprattutto se a restare è un figlio disabile, già titolare di un’altra pensione.

Chi riceve già una pensione di inabilità può ottenere anche la reversibilità: quando è possibile e come funziona davvero

Non si tratta di un’eccezione, ma di una possibilità prevista dalla legge. La pensione ai superstiti può essere concessa anche a chi percepisce già una pensione di inabilità, a patto che il reddito complessivo non superi determinati limiti. La soglia chiave è tre volte il trattamento minimo INPS, che nel 2025 è fissato a 23.579,22 euro. Fino a questo importo non ci sono tagli. Ma se si va oltre, scattano riduzioni progressive: 25% tra tre e quattro volte il minimo, 40% tra quattro e cinque, fino al 50% oltre tale soglia.

Banconote da 100 euro, penna e calcolatrice
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Va precisato che non tutti i redditi concorrono al calcolo. Sono esclusi quelli derivanti dall’abitazione principale, gli arretrati con tassazione separata, i TFR e ovviamente la stessa pensione di reversibilità. È la circolare INPS n. 38 del 1996 a dettare le regole, indicando che solo i redditi IRPEF netti vanno considerati. Quindi anche se un figlio invalido riceve già una prestazione previdenziale, può avere diritto alla reversibilità, anche se in misura ridotta.

Due pensioni, due fragilità: come la legge tutela chi non può lavorare né contare su una famiglia

La legge non impone la convivenza con il genitore per accedere alla reversibilità: ciò che conta è l’invalidità permanente e l’impossibilità a lavorare. Questo vale anche se il superstite vive da solo o in altra città. È una protezione pensata per chi non ha altre risorse, e che può fare la differenza nel mantenere una vita dignitosa. Il principio è semplice: più che l’anagrafe o l’indirizzo, conta il bisogno concreto.

Inoltre, una sentenza della Corte Costituzionale del 2022 ha rafforzato questo diritto. Ha stabilito che le riduzioni della pensione ai superstiti non possono mai superare l’effettivo ammontare del reddito extra percepito. Se il taglio supera quanto realmente guadagnato in più, l’INPS deve ricalcolare l’importo. È una garanzia importante, che assicura trattamenti più equi a chi vive situazioni già di per sé complesse.

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