Secondo una sentenza della Cassazione ecco i 5 contributi figurativi che contano per la pensione anticipata

La Cassazione ha stabilito che i contributi figurativi per malattia e disoccupazione contano per la pensione anticipata. Una svolta che riguarda milioni di lavoratori italiani, spesso penalizzati da interpretazioni restrittive dell’Inps. Con questa ordinanza si apre un nuovo scenario per chi punta ad andare in pensione con la riforma Fornero.

Il tema è di grande interesse perché tocca direttamente il futuro previdenziale di famiglie e singoli contribuenti. Le regole sull’anzianità contributiva, infatti, sono state al centro di contenziosi che hanno coinvolto tribunali e Corte di Cassazione. Oggi il principio viene chiarito: 42 anni per gli uomini e 41 per le donne possono includere anche gli accrediti figurativi, come malattia, maternità, disoccupazione o servizio militare. Una decisione che cambia radicalmente i calcoli di molti italiani.

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Secondo una sentenza della Cassazione ecco i 5 contributi figurativi che contano per la pensione anticipata con i 42 e 41 anni di anzianità-trading.it

Secondo la Suprema Corte, escludere questi contributi figurativi avrebbe reso impossibile a gran parte dei lavoratori raggiungere l’anzianità richiesta. Per questo la distinzione tra contribuzione “utile” ed “effettiva” diventa decisiva: solo per i contributivi puri, con primo versamento dopo il 1996, resta valida la regola dei 20 anni di effettiva contribuzione. Per tutti gli altri prevale invece il principio di utilità dei periodi figurativi.

La svolta della Cassazione e l’impatto sulla pensione anticipata

La Cassazione, con l’ordinanza del 20 ottobre 2025, ha corretto una prassi che l’Inps portava avanti da anni: escludere i contributi figurativi dal computo dei requisiti per la pensione anticipata. Questo approccio, ereditato dalle vecchie regole della pensione di anzianità, non era coerente con la riforma Fornero. I giudici hanno stabilito che il comma 10 dell’articolo 24 del “Salva Italia” parla esplicitamente di contribuzione utile e non di contribuzione effettiva. Ciò significa che ai fini dei 42 anni e un mese richiesti per gli uomini (41 anni e un mese per le donne) rientrano anche i periodi di malattia, maternità, disoccupazione indennizzata e servizio militare.

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La svolta della Cassazione e l’impatto sulla pensione anticipata-tardi

Il principio non è solo formale, ma ha effetti pratici immediati. Un lavoratore che ha avuto interruzioni per motivi di salute o periodi senza occupazione può comunque vedere riconosciuti questi anni, accelerando l’accesso alla pensione. Per esempio, chi ha accumulato 38 anni di lavoro effettivo e 4 di contributi figurativi può raggiungere il requisito. La Corte sottolinea che negare tale computo significherebbe rendere la norma inapplicabile e discriminatoria verso chi ha avuto carriere discontinue.

Il doppio binario della riforma Fornero e i casi pratici

La riforma Fornero ha introdotto un sistema a doppio binario, chiarito oggi dalla giurisprudenza. Per i lavoratori con primo contributo prima del 1996, la pensione anticipata si ottiene esclusivamente con l’anzianità contributiva, indipendentemente dalla natura dei contributi. Qui, dunque, i contributi figurativi valgono a tutti gli effetti. Diversa è la situazione dei cosiddetti contributivi puri, che possono accedere alla pensione a 63 anni solo con almeno 20 anni di contribuzione effettiva.
Un caso pratico aiuta a capire: un operaio che ha lavorato 40 anni e ha accumulato 2 anni di contributi figurativi per malattia potrà sommarli e accedere alla pensione anticipata. Al contrario, un lavoratore con primo contributo nel 2000 dovrà dimostrare almeno 20 anni di lavoro effettivo, senza possibilità di inserire periodi figurativi.

Secondo i dati del Ministero del Lavoro e confermati da Eurostat, quasi un terzo dei lavoratori italiani ha periodi di interruzione dovuti a disoccupazione o malattia, rendendo questa decisione cruciale per milioni di famiglie. Gli esperti di previdenza evidenziano che l’ordinanza risolve un nodo interpretativo che rischiava di escludere dalla pensione anticipata chi, pur avendo carriere lunghe e discontinue, aveva raggiunto i 42 o 41 anni solo grazie agli accrediti figurativi. La Cassazione ribadisce che il diritto alla pensione non può essere svuotato da letture restrittive e che i principi di equità devono guidare l’applicazione della legge.

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