Sulla base delle regole che stabiliscono i tempi minimi e massimi dallo scioglimento delle Camere si vota probabilmente domenica 25 settembre.
Una delle campagne elettorali più difficili; le dimissioni di Mario Draghi nella giornata di ieri hanno infatti riportato il focus sul rischio frammentazione dell’Area Euro.
Al momento lo spread rimane in forte rialzo; in questo contesto l’evento accade in coincidenza con un’altra sorpresa, il rialzo dei tassi dei 50 punti base contro i 25 attesi.
La volontà di combattere l’aumento dei prezzi, anche a scapito delle preoccupazioni sulla crescita economica, si scontrano con una realtà più complessa, fatta di Stati politicamente indipendenti, il cui debito pesa in modo soggettivo ma influisce sulla tenuta di tutta l’area euro.
Dopo le dimissioni di Mario Draghi l’assenza di prospettive per dar vita a una nuova maggioranza ha decretato lo scioglimento anticipato delle Camere. Il Governo che è durato diciotto mesi ha avuto sulle sue spalle decisioni difficili e controverse, soprattutto per le libertà individuali.
Ora tutti i partiti che hanno sostenuto il Governo avranno l’onere di dover ridare un’immagine alternativa di sé stessi all’elettorato. La nuova campagna elettorale si giocherà in un clima di disinteresse, sia per la bella stagione che per la mancanza di spunti positivi durante l’ultimo Governo. Questa situazione è stata innescata dalla defezione di Forza Italia, della Lega e del Movimento 5 Stelle. I tre partiti più lontani dalle logiche di forza europeiste hanno fino a oggi sostenuto un presidente simbolo della forza sovranazionale dell’UE. Nonostante il periodo di transizione rimangono indispensabili e attivi gli sforzi di coordinamento con l’Ue e l’attuazione entro i tempi del PNRR. I fondi europei di sostegno per l’economia italiana sono condizionati a riforme minime concordate con l’Unione europea.
Continuano a esserci anche senza Governo, interventi indispensabili per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali. Naturalmente adesso la crisi politica ha ripercussioni negative sulle prospettive di crescita a lungo termine. Conti pubblici fragili a cui si affiancano i timori una nuova accelerazione dei rendimenti dei Titoli di Stato. A oggi il rapporto debito/Pil è al 150%; per il momento la previsione è l’Italia raggiunga un avanzo primario non prima del 2025.
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