Smart Working, arrivano le tutele: in caso di licenziamento ecco la procedura per riavere il posto

Si parla di competenze e di tutele senza precedenti, arrivano per chi è in Smart Working, di cosa si tratta.

Sono tantissimi i lavoratori che operano in Smart Working e al tempo stesso molti di questi, non sono affatto soddisfatti di come vengono trattati, perché hanno poche garanzie di salvaguardia del posto. Davanti il licenziamento c’è una procedura specifica per riavere il posto, ecco come arrivano le tutele per chi non sa arrendersi.

sfondo persona in smart working e tondo con simboli di legge
Smart Working, arrivano le tutele: in caso di licenziamento ecco la procedura per riavere il posto- Trading.it

A dare delle risposte interessanti è la sentenza n. 315 del 5 giugno 2025 del Tribunale di Vicenza, la quale affronta il tema della “competenza territoriale” nel caso dello Smart Working. Secondo la pronuncia, l’abitazione di un lavoratore non può essere considerata una “dipendenza aziendale”, solo se sussiste un chiaro collegamento oggettivo o soggettivo con l’organizzazione aziendale.

Bisogna analizzare anche il contesto, il caso riguarda appunto un lavoratore licenziato perché nonostante avesse attrezzato la propria casa per lo smart working, svolgeva di contro la sua attività presso i clienti.

In virtù dei criteri di competenza da esaminare, l’art. 413 del Codice di Procedura Civile, stabilisce che la competenza territoriale, spetta al Tribunale del luogo in cui è sorto il rapporto di lavoro, o anche dove si trova l’azienda o la “dipendenza aziendale” in cui lo stesso è addetto.

Finalmente arrivano le tutele per chi è in Smart Working, indicazioni pratiche

Ma come arrivano le tutele per chi è in Smart working? Dopo l’analisi sopra svolta, si prosegue nel comprendere cosa s’intenda per dipendenza aziendale, e quali sono le indicazioni pratiche che i singoli devono rispettare.

persona al pc con tazza in mano
Finalmente arrivano le tutele per chi è in Smart Working, indicazioni pratiche- Trading.it

Arrivati a questo punto, bisogna dare delle indicazioni pratiche e comprendere l’esito del caso presentato.

Determinare l’abitazione come “dipendenza aziendale” significa per la stessa Cassazione che l’interpretazione deve essere data in senso ampio e senza apporre alcuna discriminazione. Per definirla tale, la casa del lavoratore non deve essere il solo luogo di adempimento della prestazione, ma una “propaggine funzionale” della stessa azienda, con un nucleo minimo di beni organizzati per l’impresa.

Specificatamente il Tribunale di Vicenza ha stabilito che la casa del lavoratore non poteva essere considerata una “dipendenza aziendale” così tanto per, e da qui è stato definito l’esito della storia processuale legata al licenziamento. La ragione è retta dal fatto che la sua attività si svolgere soprattutto dai clienti, senza collegare oggettivamente la sua residenza.

La semplice possibilità di svolgere un lavoro da casa, non basta a rendere l’abitazione “una dipendenza aziendale”, per cui bisogna che il luogo di lavoro a distanza, sia integrato con l’organizzazione e le finalità dell’impresa, per determinare la competenza territoriale davanti le controversie.

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