Sono andato in pensione e ho avuto il TFR: posso investire questi soldi in BTP o Buoni Postali? Cosa mi conviene?

Giovanni ha chiuso per sempre la porta del suo ufficio, lasciandosi alle spalle quarant’anni di lavoro e portando con sé non solo i ricordi ma anche il TFR. Una somma importante, frutto di una vita di impegno, ora tutta sua da usare con intelligenza. Niente fretta, niente scelte affrettate: davanti a lui, due strade sicure e affidabili, ma molto diverse tra loro. Una promessa di rendimento, l’altra garanzia di flessibilità. Come decidere dove mettere quei soldi?

Nei primi giorni di pensione, la sveglia non suona più. I ritmi sono lenti, ma la testa corre. Giovanni osserva quel numero sul foglio del TFR: una cifra concreta, che merita attenzione. Non vuole lasciarla ferma sul conto, dove perderebbe valore. Ma non ha intenzione nemmeno di rischiare in investimenti complicati o poco chiari.

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Sono andato in pensione e ho avuto il TFR: posso investire questi soldi in BTP o Buoni Postali? Cosa mi conviene?-trading.it

Comincia così un percorso fatto di domande e risposte, tutte cercate su fonti affidabili. Con calma, scopre che esistono strumenti pensati proprio per chi come lui cerca stabilità e sicurezza: i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) e i Buoni Fruttiferi Postali.

Quando il TFR diventa una leva per costruire una pensione più serena e sicura

Il TFR non è solo una liquidazione. È una forma di risparmio forzato che si trasforma in capitale libero proprio quando se ne ha più bisogno. Giovanni riflette sul significato di quella cifra: un capitale che potrebbe regalargli una rendita aggiuntiva o diventare un paracadute per spese impreviste.

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Quando il TFR diventa una leva per costruire una pensione più serena e sicura-trading.it

Esplorando i BTP, capisce che si tratta di titoli emessi dallo Stato con durata variabile, che pagano interessi semestrali fissi. Investendo ad esempio 50.000 euro in un BTP a 10 anni con una cedola del 3%, Giovanni riceverebbe 1.500 euro l’anno per dieci anni, più il rimborso del capitale alla scadenza. È un modo efficace per costruire una piccola entrata regolare, simile a una pensione integrativa.

Ma c’è un aspetto che non può ignorare: i BTP funzionano bene solo se tenuti fino alla scadenza. Se venduti prima, potrebbero causare perdite a causa delle variazioni di mercato. Quindi, chi li sceglie deve essere sicuro di non avere bisogno di quel denaro per lungo tempo.

I Buoni Fruttiferi Postali sono la soluzione più flessibile e tranquilla per chi cerca sicurezza

Giovanni, però, non vuole rinunciare alla tranquillità. Così valuta i Buoni Fruttiferi Postali, emessi da Cassa Depositi e Prestiti e distribuiti da Poste Italiane. Offrono rendimenti più contenuti rispetto ai BTP, ma garantiscono il rimborso del capitale in qualsiasi momento, senza penalizzazioni. Nessun costo di gestione, nessuna sorpresa, solo chiarezza e semplicità.

Decide allora di investire una parte del TFR in Buoni “RisparmioSemplice” a 4 anni, con rendimento lordo dell’1,25%. L’altra parte la destina ai BTP con stessa scadenza residua (rendimentio netto intorno al 2,20%). Così ottiene sia una rendita fissa nel tempo, sia una riserva pronta per le emergenze. È un equilibrio perfetto tra rendimento e sicurezza.

La ciliegina sulla torta? Entrambi gli strumenti godono della tassazione agevolata al 12,5% sugli interessi e sono esenti da imposta di successione. Due vantaggi importanti che rendono queste soluzioni ancora più interessanti per chi guarda al futuro con responsabilità.

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