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Economia e Finanza

Sport e vittorie atletiche come influiscono sul Pil e sull’occupazione: la classifica

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Gli atleti e le atlete italiane mettono a segno puntualmente vittorie in molte discipline, oltre i calciatori, nuotatori, schermidori e pallavoliste.

Le vittorie atletiche, tuttavia, non bastano per garantire un sostegno adeguato dalla professione in termini economici.

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Il settore sportivo in Italia ha generato nel 2019 420 mila occupati per un giro d’affari di circa 24,5 miliardi; tuttavia se confrontiamo il dato con gli altri Paesi europei l’Italia non va oltre il quattordicesimo posto.

Il contributo al totale del Pil è del 1,32% viaggiando allo stesso livello della Slovacchia. Si piazzano ai primi posti l’Austria (4,1%) e la Germania (3,9%). Per quanto riguarda la classifica del contributo dello Sport all’occupazione l’Italia scivola al diciannovesimo posto con l’1,76%.

Il valore dello sport in termini di Pil e occupazione

C’è da dire che i dati elaborati e resi pubblici dalla commissione europea nel 2018 risalgono a statistiche del 2012. Un decennio di sport che può avere migliorato la situazione ma a cui al momento sembra non si dia abbastanza importanza. Nel frattempo, l’Italia può avere scalato qualche posizione considerando le performance agonistiche degli ultimi anni delle squadre nazionali.

Lo stesso vale per le imprese nel mercato della produzione industriale per lo sport. Di conseguenza può trovare un posto diverso nella classifica del Pil e dell’occupazione se consideriamo che il valore della produzione dell’industria manifatturiera nel 2019 in Italia è stato pari a 3,5 miliardi. Sotto di noi Germania, Francia, Regno Unito e Spagna rispettivamente con il 2,1 – 1,8 – 1,1 e 0,8 miliardi.

La pratica sportiva in Italia è ancora poco diffusa a livello di massa; se consideriamo la quota di popolazione dai tre anni in su che svolge con continuità uno o più sport, questa raggiunge il 26%. Lo sport sembra una necessità più legata al periodo della prima giovinezza; dai tre ai 17 anni la quota sale vertiginosamente arrivando al 52%.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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