L’Italia sorprende i mercati finanziari: lo spread con la Germania è ai minimi da vent’anni e i titoli di Stato sono più appetibili di quelli americani e francesi. Una performance eccezionale che sfida il rating “BBB”, sostenuta da stabilità politica e una forte domanda interna, ma che deve ancora fare i conti con l’enorme debito pubblico.
La storia non si ripete, ma spesso fa rima, e per i mercati finanziari italiani il 2025 sembra fare rima con il 2005. Piazza Affari viaggia su livelli che non si vedevano da quasi vent’anni e i nostri titoli di Stato, i BTP, mostrano una forza sorprendente. Il dato più emblematico è lo spread BTP-Bund, il differenziale con i titoli tedeschi, crollato sotto livelli che fino a poco fa sembravano impensabili.

Questa rinnovata fiducia appare quasi un paradosso se si considera il rating “BBB” che agenzie come S&P e Fitchassegnano al nostro Paese. Allora, cosa sta succedendo? L’analisi dei dati rivela una combinazione unica di fattori, dalla stabilità del governo alla massiccia partecipazione degli italiani alle emissioni di debito, fino allo scudo protettivo della BCE, che sta rendendo l’Italia più forte di quanto si pensi.
Spread ai minimi e un’appetibilità record: i perché di una fiducia ritrovata
Il segnale più forte della credibilità riconquistata dall’Italia è il crollo dello spread BTP-Bund, che si è stabilizzato ben al di sotto dei 100 punti base, raggiungendo livelli che non si vedevano dal periodo pre-crisi. Secondo i dati del Ministero dell’Economia, il differenziale con la Francia si è quasi azzerato, e in alcune scadenze i BTP sono stati collocati a tassi persino inferiori a quelli di Parigi. Questa performance è il risultato di un mix di fattori. In primo luogo, la stabilità politica dell’esecutivo in carica ha ridotto la percezione di rischio, offrendo ai mercati quella prevedibilità che per anni è mancata.

In secondo luogo, si è assistito a una fortissima domanda per il debito italiano. Il successo di emissioni come il BTP Valore ha creato una solida base di acquirenti retail, il fenomeno dei cosiddetti “BTP People”, che rende il Tesoro meno vulnerabile agli umori degli investitori stranieri. Infine, non va dimenticato il ruolo della BCE: la presenza di strumenti anti-spread come il TPI agisce come un potente deterrente contro la speculazione, rassicurando il mercato sulla sostenibilità del nostro debito.
Il paradosso del rating e la sfida del debito pubblico
Questa eccezionale performance dei mercati si scontra con il giudizio delle agenzie di rating. Moody’s, S&P e Fitch mantengono un rating “BBB” sull’Italia, motivato da debolezze strutturali di lungo periodo. Il principale tallone d’Achille resta l’enorme debito pubblico, che si attesta intorno al 138% del PIL, uno dei più alti al mondo. Gli investitori, tuttavia, sembrano concentrarsi su fattori di breve-medio termine, scommettendo che la stabilità e lo scudo della BCE siano sufficienti a compensare i rischi. La vera sfida, però, si gioca ora sul piano dell’economia reale.
Come sottolineato più volte dalla stessa Banca Centrale Europea, i benefici di cui godono lo Stato e le banche, che si finanziano a costi inferiori, non si sono ancora trasferiti a famiglie e imprese. I tassi su mutui e prestiti rimangono elevati, frenando consumi e investimenti. La vera misura del successo sarà la capacità di trasformare questa forza finanziaria in un benessere diffuso, consolidando la stabilità non solo sui mercati, ma anche all’interno dei confini nazionali.