La recente giurisprudenza ha chiarito che chi possiede già un immobile non può sempre beneficiare delle agevolazioni fiscali sulla prima casa. In questi casi l’imposta di registro può salire dal 2% al 9%, con un aumento reale di circa il 7% rispetto al regime agevolato. Una sentenza che interessa migliaia di contribuenti italiani e che rischia di incidere sensibilmente sul mercato immobiliare.
Negli ultimi anni le agevolazioni prima casa sono state uno degli strumenti fiscali più utilizzati per ridurre i costi di acquisto legati all’immobile. La normativa prevede che chi acquista la sua abitazione principale possa pagare l’imposta di registro ridotta al 2% invece del 9% ordinario. Tuttavia, recenti chiarimenti hanno stabilito limiti precisi.
La Corte di Cassazione, come riportato da fonti specializzate in diritto tributario, ha confermato che se l’acquirente possiede già un altro immobile, anche in quota, nello stesso comune, non ha diritto al beneficio. Questo comporta un aggravio fiscale che può incidere in modo consistente sul bilancio familiare.
Il beneficio della prima casa viene riconosciuto solo se ricorrono condizioni specifiche: l’immobile deve trovarsi nel comune di residenza dell’acquirente o in quello in cui egli trasferirà la residenza entro 18 mesi, e non bisogna possedere altre abitazioni nello stesso territorio. Se invece si è già titolari, anche per una minima quota, di un’altra abitazione acquistata con agevolazioni fiscali, il nuovo acquisto perde il diritto al regime ridotto. In questo caso l’imposta di registro viene calcolata al 9% del valore catastale, a cui si aggiungono le imposte ipotecarie e catastali.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, non sono rilevanti eventuali vincoli familiari: anche un possesso parziale impedisce l’accesso alle agevolazioni fiscali. Alcuni esperti sottolineano che il legislatore ha voluto limitare gli abusi che in passato si verificavano con il frazionamento delle proprietà immobiliari tra più membri dello stesso nucleo familiare.
Le sentenze della Corte di Cassazione hanno ribadito che chi non rispetta i requisiti deve versare l’imposta ordinaria. Ciò significa che l’acquisto della casa non beneficia più del 2% ma viene tassato al 9%, determinando una differenza di circa il 7% che può tradursi in migliaia di euro in più da pagare. Ad esempio, per un immobile con valore catastale di 150.000 €, l’imposta con agevolazione sarebbe 3.000 €, mentre senza agevolazione si arriverebbe a 13.500 €, con un aggravio netto di 10.500 €. La Cassazione ha anche chiarito che non rileva l’effettivo utilizzo dell’altro immobile, ma solo il possesso giuridico.
Fonti autorevoli come l’Agenzia delle Entrate e il Consiglio Nazionale del Notariato hanno confermato questa impostazione, evidenziando come l’agevolazione prima casa spetti esclusivamente a chi non è titolare di diritti reali su altre abitazioni. In prospettiva, questa interpretazione potrebbe avere effetti anche sul mercato immobiliare, inducendo i contribuenti a pianificare con maggiore attenzione eventuali acquisti o trasferimenti di proprietà.
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