La Cassazione si pronuncia sulla successione con l’ordinanza n. 15443: ecco cosa cambia per la successione.
Si parla di eredità divisa e di conguaglio, l’imposta di registro che entra in gioco è quella della vendita, lo sancisce la Cassazione nell’ordinanza dello scorso 3 giugno. Chiarisce che in questo caso, quando un erede riceve beni di valore maggiore alla sua quota e paga il conguaglio in denaro ad altri, l’eccedenza è considerata una vendita. Così, sull’importo si applica l’imposta proporzionale del 9%. Essa è tipica degli atti traslativi, al di là del versamento o meno del conguaglio.
La decisione della Suprema Corte proviene dal caso trattato dal Tribunale di Cosenza, in cui si trattava un erede legittimo e disposto alla divisione dell’eredità con tanto di assegnazione di beni in natura e conguagli in denaro di oltre 112 mila euro. L’ADE aveva tassato con l’1% sul netto e il 9% sui conguagli.
Ma sono stati poi gli eredi a impugnare la tassazione, ritenendo che si trattasse di uno scioglimento di comunione senza conguaglio traslativo. Questo soggetto solo all’1%. Ma la Corte di Giustizia di Secondo Grado della Calabria aveva riformato la sentenza, richiamando la circolare dell’ADE n. 18/E del 2013. Prevedendo l’applicazione della sola imposta proporzionale al 9% quando i conguagli sono maggiori al 5% della quota di diritto.
Dal caso concreto e dall’aggiornamento della disciplina sulla successione, bisogna comprendere cosa cambia in seguito all’applicazione dell’ordinanza nell’interpretazione giurisprudenziale.
La decisione della Cassazione non sembra essere destinata ad avere alcun dubbio, ecco come verrà applicata da questo momento in poi. Si conferma l’orientamento pocanzi delineato, ma per questo è bene sapere dettagli e approfondimenti al fine di comprenderne l’interpretazione corretta.
Nel caso in cui si trattasse la divisione ereditaria senza conguagli, l’ADE non può rettificare i valori che sono stati dichiarati se essi comunque rientrano nei parametri catastali. Questo lo si evince da valutazione automatica.
Se lo scioglimento della suddetta comunione ereditaria avvenisse poi con l’assegnazione di beni in natura e un conguaglio in denaro, l’aliquota del 9% si applicherebbe solo sull’eccedenza di valore che è stata attribuita all’erede. Ciò significa che non avviene sul totale della tassa.
Di conseguenza, nel caso delineato dal Tribunale nel paragrafo precedente, e che è preso come modello che aggiorna la disciplina, il conguaglio ha una funzione attributiva o satisfattiva, quindi non meramente compensativa. In tal modo, configurandosi un vero e proprio trasferimento di ricchezza per la parte che eccede la quota che spetta.
In conclusione, nella sua decisione la Cassazione ha equiparato la parte dell’eredità che eccede la quota legittima, e compensando con un conguaglio, ha posto una concreta compravendita, assoggettando l’eccedenza all’imposta di registro al 9%.
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