Successioni e banche: svolta per ottenere i soldi dal conto corrente

Una vicenda che intreccia eredità, banche e diritti individuali, portando alla ribalta un principio che potrebbe cambiare il modo in cui vengono gestiti i libretti di risparmio cointestati dopo un decesso. Non sempre ciò che appare scontato lo è davvero: norme e prassi bancarie, spesso percepite come impenetrabili, possono nascondere possibilità che pochi conoscono.

Un libretto con un saldo consistente, due intestatari venuti a mancare e più eredi con interessi distinti: da qui è nato un caso che ha messo in discussione il ruolo degli istituti di credito quando si tratta di liquidare somme spettanti ai singoli. Un ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario ha permesso di chiarire un concetto fondamentale, ridando voce ai diritti dei coeredi senza obbligarli a lunghi procedimenti. Una decisione che pone al centro le persone, mostrando come un meccanismo spesso percepito come freddo e burocratico possa trasformarsi in uno strumento di tutela. Questa storia non riguarda solo il denaro, ma il riconoscimento concreto di un diritto.

Un libretto di risparmio cointestato, un coniuge deceduto e poi l’altro, più eredi coinvolti: elementi che spesso generano situazioni complesse. In questo caso, una coerede ha chiesto alla banca di poter incassare la propria quota senza dover coinvolgere tutti gli altri, ma l’istituto ha negato, invocando la necessità di firme congiunte o di un provvedimento del tribunale.

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Successioni e banche: cosa cambia dopo la decisione dell’Arbitro Bancario Finanziario-trading.it

La questione è arrivata davanti al Collegio di Palermo dell’Arbitro Bancario Finanziario, che il 26 marzo 2025 ha espresso una posizione netta: in assenza di conflitti tra eredi, ciascuno ha il diritto di ottenere individualmente la propria parte, senza che la banca possa condizionare il pagamento al consenso di tutti. Si tratta di un passaggio che sposta l’equilibrio dalle esigenze dell’istituto verso quelle dei singoli aventi diritto.

Il ruolo dell’Arbitro Bancario Finanziario nelle eredità

L’Arbitro Bancario Finanziario, nato per risolvere in via extragiudiziale le controversie tra clienti e banche, ha assunto un peso crescente in materia successoria. Il caso in questione riguardava un saldo di oltre 25.000 euro su un libretto cointestato a due coniugi, entrambi deceduti. L’intermediario, di fronte alla richiesta di una coerede, aveva opposto il rifiuto, sostenendo che senza la firma di tutti gli altri o un ordine del giudice non fosse possibile procedere. La decisione del Collegio ha chiarito che una simile posizione non può essere mantenuta quando non vi sono opposizioni tra eredi. Questo significa che ogni coerede può agire individualmente per ottenere la propria quota, liberando l’accesso ai fondi senza dover attendere lunghe mediazioni.

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Il ruolo dell’Arbitro Bancario Finanziario nelle eredità-trading.it

La decisione ha inoltre toccato il tema del cosiddetto no bis in idem, il divieto di decidere due volte sullo stesso oggetto. L’Arbitro ha spiegato che questo principio non si applica quando i ricorrenti sono diversi rispetto a precedenti ricorsi sullo stesso libretto. In sostanza, ciascun erede può esercitare i propri diritti anche se altri coeredi hanno già presentato ricorso in passato. Infine, il Collegio ha ribadito che le somme su libretti e conti ereditati rientrano tra i debiti di valuta: non sono quindi soggette a rivalutazione o interessi legali, salvo specifiche previsioni contrattuali o normative.

Oltre il caso singolo: spunti e implicazioni

Questa decisione apre una riflessione su come le banche gestiscono le successioni e su come spesso la prassi tenda a complicare ciò che la legge rende possibile. Se da un lato gli istituti cercano di tutelarsi, dall’altro non possono frapporre ostacoli che impediscano agli eredi di esercitare i propri diritti. Il ricorso all’Arbitro si dimostra così uno strumento capace di dare risposte rapide e concrete, evitando contenziosi giudiziari che rischiano di trascinarsi a lungo. È anche un precedente che potrà essere utilizzato da altri coeredi in situazioni simili, spingendo le banche a rivedere alcune abitudini consolidate.

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